4.19.2006

solidarietà

Salve " Librai " Feltrinelli, sono dispiaciuto ma al tempo stesso molto contentoche finalmente si sia rotto un tabù, ossia fare uno sciopero alle librerieFeltrinelli.Ho lavorato alla Feltrinelli per un anno con un contratto di formazione alladirezione delle librerie, ho pagato con il licenziamento una serie di denuncesia sul metodo di lavoro nuovo, da libraio a venditore di salumi!!!, che sullainadeguatezza delle persone messe a dirigere.Ora con il mancato rinnovo del contratto non fanno altro che dare un ultimostrappo a quello che per molti di noi era un sogno e un vanto ossia lavorarealla feltrinelli.Non si può far dirigere un settore come quello dei libri e della musica a genteche fino a ieri si occupava di salse e di panini negli autogril.Come non si possono avere direttori di negozi che si piegano ai voleri superioricome soldatini, senza un senso critico.Ormai si è passati da metodi fascisti alla Montroni a metodi schiavisti allaSardo, passando per metodi da publitalia, manca che vi mettano con la cravatta eil blazer in libreria.Tutta la mia solidarietà e non mollate!!!

11 Comments:

At 4/19/2006 6:33 PM, Anonymous Anonimo said...

Grandi, avete tutto il mio appoggio. Non si può pensare di vendere libri come se fossero conserve di pomodori o vendere CD come se fossero patate. No alla logica del megastore sempre e comune. Fatevi falere

 
At 4/19/2006 11:56 PM, Anonymous Anonimo said...

basta! basta! basta! dinuovo... sono stufo di vedere i paragoni tra i venditori di libri e dischi e quelli di salumi e di patate. e (inoltre) la solita confusione del cazzo tra megastore e venditore qualificato!!! basta! per carità. cresciamo un po', per dio! machenesapetevoi di come si vendono i salumi o le patate... molti di noi non si preoccupano neanche di sapere come si vendono i libri... o i dischi! guardate che la bottega dell'ortofrutta sotto casa ha una qualità che, noi, ci fa sognare... l'ho già detto in qualche post passato. o la smettiamo con le recriminazioni da asilo mariuccia, o non andiamo da alcuna parte!

 
At 4/20/2006 10:54 AM, Anonymous Anonimo said...

Bravo Paolo! Siamo patetici! Ma chi crediamo di essere? Cosa vogliamo essere? Andate, andate pure a lavorare in quelle belle piccole librerie "culturali", che chiudono in un anno! Andate, presuntuosi. Sardo forsde è antipatico, ma è realista. Tornate nelle caverne!

 
At 4/20/2006 12:13 PM, Anonymous Anonimo said...

Una breve risposta agli anonimi e a Paolo che consigliano di guardare altrove prima di lamentarci.
IL PROBLEMA NON E' QUESTO!!
Ci saranno sempre posti peggiori di altri, io stesso ho lavorato in posti peggiori della Feltrinelli, ma ciò non vuol dire che una persona non possa esprimere il proprio dissenso in merito alla situazione nella quale si trova!
Un ragazzo che asfalta le strade ha delle problematiche certamente maggiori rispetto a un dipendente Feltrinelli, ma questo è qualunquismo... Il discorso è più globale e riguarda la precarietà del lavoro nel nostro Paese per tutti i ragazzi giovani che cercano di entrare nel mondo del lavoro...
La condizione di noi lavoratori Feltrinelli è quella di migliaia di altri lavoratori, aggravata culturalmente dal fatto che la nostra Azienda pubblica libri di denuncia contro il lavoro temporaneo per poi applicarlo all'interno dei propri negozi.
Non siamo dei nostalgici che vogliono le bandiere rosse all'interno dei punti vendita, delle statue di Giangiacomo scolpite in bronzo al centro di ogni libreria. Non vogliamo distruggere i computer a martellate e tornare alla carta e alla penna, ed è fastidioso e subdolo che i nostri dirigenti ci vogliano far passare come dei romantici neanche troppo intelligenti che pensano di vivere in un mondo di vent'anni prima...
Credo che ogni lavoratore dovrebbe guardare all'interno della propria condizione per cercare di migliorarla, senza ragionare sul "c'è sempre qualcuno che sta peggio..."

Un caro saluto a tutti

Bernardo Soares

 
At 4/20/2006 2:10 PM, Anonymous Anonimo said...

un applauso sincero a questo commento!
E comunque, c'è chi sta peggio, ma c'è anche molta molta gente che sta meglio.

 
At 4/20/2006 4:16 PM, Anonymous Anonimo said...

completamente d'accordo con Bernardo Soaeres..
rifiutarsi di adeguarsi al basso livello delle condizioni lavorative di oggi mi sembra doveroso...

 
At 4/20/2006 8:32 PM, Anonymous Anonimo said...

caspita! devo precisare ché sennò nascono fraintendimenti. caro bernardo, forse mi sono espresso male, ma il mio invito NON è andare a vedere quelli che stanno peggio o meglio, bensì è un'esortazione a non perdere di vista il fuoco del proprio lavoro. ho troppo rispetto per la categoria dei lavoratori per farne un censimento in senso classista, e non mi piace quando la deriva porta a fare i paragoni esposti in questo post (ed è stupefacente che a farli siano dei cosiddetti "compagni"). tutto qui. penso che fra noi lavoratori si debba fare molta chiarezza su questo punto.

 
At 4/20/2006 11:48 PM, Anonymous Anonimo said...

molta chiarezza?!! a me sembra tutto chiaro. la nostra lotta è non solo legittima e doverosa ma è anche una lotta che fa bene. a noi.

piuttosto che fate distinzioni ecd elucubrazioni, rimbocchiamoci le maniche. noi in feltrinelli ci siamo organizzando e stiamo facendo un ottima prova di forza... e se ci unissimo a tutti i lavoratori del commercio?
pensateci

 
At 4/22/2006 12:48 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma sapete quello di cui state parlando? "Precarietà del lavoro"? Ma fatemi il piacere! Io ho lavorato in fabbrica e SO cos'è la precarietà del lavoro... Se l'azienda (Feltrinelli) utilizza i contratti a tempo determinato è perché la legge lo prevede, ma non è colpa mia né di Feltrinelli. E credetemi, non vengono utilizzati solo per proprio comodo: in tanti anni, nel punto vendita in cui lavoro, ho visto solo persone a cui è stato poi esteso a tempo indeterminato. Ci sarà, spero, la possibilità di valutare qualcuno per le sue competenze e la VOGLIA DI LAVORARE, prima di trovarselo in casa e non poter farci nulla! Comunque mi par di ricordare le battaglie del buon Fausto Bertinotti, quando fece cadere il primo governo Prodi, sulle 35 ore: vorrei sapere quanti di voi se la ricordano, quella battaglia, e quanti sarebbero pronti a scioperare, ora, per essa.
E poi, anche il pudore di dire che comunque non è per questo che scioperate, ma è perché vi sentite commessi e non librai, e vi dispiace tanto per i piccoli editori sacrificati sull'altare del bestseller! Ok, bravi, allora ordinate 100 copie x di questi editori, fate le pile con libri che non venderanno mai, intasate i vostri scaffali e i vostri magazzini, poi mi direte se siete più contenti... Questo, se non lo avete capito, è un altro problema, e riguarda l'editore che pubblica di ogni, che satura il mercato. Si pubblichi meno e si pubblichi meglio, che il tempo per leggere è quello che è.

Alberto Caeiro (che è il più grande, anche più di Soares...)

 
At 4/22/2006 6:03 PM, Anonymous Anonimo said...

E già, pare di sentire i discorsi del presidente della sezione dell'Emilia Romagna della Confidustria. Il prode ammise candidamente di delocalizzare il lavoro nelle aree dell'ex Europa perché lì, si sa, i dipendenti venivano pagati un ottavo – e meno – che in Italia garantendo però molto più lavoro. S'auspicava allora – in linea con questo ragionamento – un abbassamento degli stipendi anche nel nostro Bel Paese. Ed allora: operai sottopagati! Già, tutto giustificato, pur di salvare l'azienda italiana, salvo rispondere a questa domanda: ma se gli operai italiani mancano di soldi, chi diavolo può far acquisti? Non serve scomodare un economista alla Keynes per porre questa domanda...
Ma poi, senza scomodare i massimi sistemi, c'è qualcos'altro che non torna. Nella nostra azienda la produttività viene valutata con questa formula, semplice semplice: produttività = guadagno / spese, dove per spese s'intende, principalmente, lo stipendio pagato ai dipendenti. Per mantenere alto il livello di produttività – fissato annualmente assieme al budget – cosa hanno pensato allora i nostri dirigenti? Semplice, di diminuire il divisore, ad esempio non assumendo e lavorando in condizioni di sotto numero, oltre che d'addossare le responsabilità di scarsa produttività proprio ai lavoratori.
Con la scusa che “se non avessimo adottato misure drastiche, la Feltrinelli sarebbe presto chiusa” s'è aperta la strada ad una dirigenza con scarsa preparazione in campo libraio (e basta leggere il curriculum di molti) nonché a piani di ristrutturazione il cui conto è presentato ai soli lavoratori. Per carità, l'azienda si deve pur rinnovare, ma è il modo che noi cerchiamo di mettere in dubbio: perché, invece dello scontro, non s'è cercato il dialogo? Che poi esistano situazioni ben più gravi delle nostre non è una argomentazione così valida, altrimenti si ritorna all'esempio dell'inizio: cercando sempre d'andare verso il basso ecco che arriveremo anche noi ai livelli – che ne so? – della Romania, con buona pace del presidente della sezione dell'Emilia Romagna della Confidustria.

 
At 4/29/2006 1:21 AM, Anonymous Anonimo said...

Scusatemi forse politicamente sono meno preparato di voi e sicuramente per me l'economia ha molti lati oscuri, capisco perfettamente però le mosse di quest'azienda e so che fino ad oggi molti dei miei colleghi si sono fatti in quattro, me compreso, per far sì che le cose funzionassero. Ora non mi sembra che stiamo lavorando in un'azienda ad un soffio dal crollo, continuano ad aprire punti vendita...E credo che si possano riassumere tutte le richieste fatte con una parola, che però nel blog non si trova...perdonate non ho ancora letto tutto, o forse si trova poco. Rispetto. Manca il rispetto per la forza lavoro che noi vecchi o nuovi assunti rappresentiamo, rispetto per noi come esseri umani e rispetto per noi come librai che molto spesso la nostra cultura, quella che ci serve per il nostro lavoro, ce la dobbiamo fare da soli. Mica ci possiamo segnare come straordinario il tempo che passiamo a leggere anche se poi in reltà è quello che ci porta a concludere le vendite più che quelle 2 o 3 nozioni che ci ammaniscono ogni tanto. Essere educati gentili competenti non paga, è un peccato per chi come me e come moltissimi colleghi lo è per natura, perchè se ci vogliono impreparati scontenti e scontrosi col pubblico sarebbe carino fargli vedere cosa succederebbe nelle loro belle librerie quando il cliente è lasciato a se stesso. Ho visto molti clienti abbandonare i loro libri e andarsene perchè qualcuno dei colleghi più quotati dalla direzione e più rispettati dai capi, rispondeva loro con presunzione, scortesia, incompetenza. Ho sentito una collega urlare, un sabato pomeriggio alle 5 con la libreria piena, in direzione della sua compagna di settore distante da lei un paio di metri, "Vado a pisciare"...Ora è un primo livello, forse però in porto sono più fini...Mi chiedo perchè il rispetto che da sempre questa persona ha non sia dato anche ad altri che lo meritano in egual misura e forse anche di più visto che non comunicano i loro bisogni fisiologici ad alta voce. Un giorno una cliente che stavo servendo si è vista interrotta dal direttore che mi ha fatto una lavata di capo immotivata davanti a lei con urla e strepiti...La cliente sentendosi in colpa si è scusata con me a lungo...Lei si è scusata...Ho visto clienti bistrattati da quelli che chiamiamo responsabili e ho anche sentito parlare di customer care dagli stessi responsabili. Ho visto colleghi, subire lavate di capo per aver speso 10 minuti in più con un cliente che stava comprando pile di libri grazie alla competenza del "commesso" venire poi ripresi con lunghi e faraginosi discorse sulla produttività e sulle perdite di tempo e mi sono chiesto: ma noi non siamo qui per vendere? Insomma non è da adesso che manca il rispetto per noi nelle librerie e da quel che leggo anche nei rms...era ora che ci ribellassimo, non otterremo niente se, come abbiamo fatto fino ad oggi, piegheremo il capo dopo un paio di contentini che ci daranno come hanno sicuramente già previsto di fare. Il prossimo sciopero facciamoglielo davvero a sorpresa e organizziamoci, su tutto il territorio, voglio vedere come fanno a farsi arrivare rinforzi da altre città. Ma facciamolo tutti, anche quei soliti 2 o 3 che entrano, possibile che non lo capiscano che è anche nel loro interesse, vogliono davvero diventare i futuri capi incompetenti di un numero sempre maggiore di dipendenti demotivati?

 

Posta un commento

<< Home