terapie
GIOVEDI 23 MARZO SI E TENUTO A MILANO IL PRIMO INCONTRO DEL CORSO DI
FORMAZIONE (CHE DOVREBBE RIENTRARE NELLA "FORMAZIONE PROFESSIONALE LEGATA
ALLA SPECIFICA MERCEOLOGIA TRATTATA" SCONDO PROPOSTA AZIENDALE DI RINNOVO
CONTRATTUALE) DEDICATO AI LIBRAI FELTRINELLI. HA CHIUSO LA GIORNATA
L'INTERVENTO DEL FILOSOFO GALIMBERTI CON PAROLE CHE VORREI CONDVIDERE CON
VOI...
> Ha iniziato dicendo che molti entrano in libreria non per comprare libri, ma
> soprattutto per cercare comunicazione, amicizia, filìa così quando uno compra
> libri, compra emozioni, parole. molti entrano in libreria perché non stanno
> bene (anche se non lo ammetteranno mai), soffrono e cercano medicine. I libri
> sono terapie. Ovviamente quei libri che si fanno capire, quelli che riescono a
> diffondere delle idee, perchè i libri o si fanno capire e trasmettono idee o,
> se anche contengono grandi contenuti, ma non sanno trasmetterli, sono sterili
> e non servono a niente.
> Ha parlato del disagio comune del libraio e del filosofo. Quel disagio che
> coglie davanti alla domanda "che lavoro fai?". Lui a volte si vergogna quando
> deve rispondere 'il filosofo' perchè questa non è una qualifica chiara,
> tangibile, immediatamente utile come può essere 'idraulico' 'medico' e via
> dicendo. Così il libraio spesso viene considerato un semplice commesso,
> addetto alle vendite, ma " voi non siete commessi, voi svolgete un ruolo
> importantissimo, voi dispensate terapie!"
> Però in questo momento è difficile per il libraio per due motivi
> 1) il capitalismo
> Marx ha detto che in un sistema capitalista il commercio librario non può
> essere diverso dal commercio del bestiame,perché tutto si riduce al
> raggiungimento del profitto, così il valore d'uso si distacca dal valore
> di scambio.
> 2) viviamo in un mondo di immagini
> Il sapere diffuso ormai ci deriva da quello che vediamo o ascoltiamo, non
> da quello che leggiamo. C'è stato un collasso della scrittura e della
> lettura e di conseguenza una mutazione della qualità dell'intelligenza.
> C'è un'intelligenza simultanea che è quella che ci deriva dall'abitudine
> alle immagini, al capire dal colpo d'occhio e un'intelligenza sequenziale
> che ci deriva dalla lettura, nell'abitudine a decodificare simboli e a
> contestualizzare.
> La conseguenza è il degrado, si perdono la gerarchia dei valori, l'ordine, la
> comprensione di causa ed effetto. Ci abituiamo così ad usare solo
> un'intelligenza convergente (quella che ci spinge a risolvere un problema solo
> usando i dati che abbiamo all'interno di quel codice) invece di quella
> divergente (quella che ci permetterebbe di risolvere il problema ribaltandolo,
> con creatività).
> Ma che cosa vende un libraio?
> Prima di tutto competenza emotiva. Leggendo un'opera di narrativa si impara
> l'alfabeto che permette di riconoscere i sentimenti, di riflettere e di non
> passare subito al gesto, per cui leggendo 'La montagna incantata' di T. Mann
> imparo a riconoscere il dolore, con 'Le memorie del sottosuolo' i movimenti
> inconsci, con Sartre la noia, con Camus il discorso sull'immigrazione.
> Leggendo la saggistica ci si abitua a riflettere in modo fluido.
> Il disagio psichico o mentale ci porta in libreria. Le idee confuse ci danno
> dolore, le idee rigide, il pensare che tutto è bianco o nero è sbagliato. La
> fluidità del pensiero aiuta a parlare con l'altro, a comprenderlo. La
> saggistica rende fluida la visione del mondo.La filosofia greca ci guida alla
> conoscenza di noi stessi e ci fa comprendere il senso del limite. Locke e Kant
> ci parlano della tolleranza come rispetto, attenzione dell'altro. Jaspers
> scrive delle diverse fedi religiose.
>
> Il libraio dunque deve essere competente perchè deve conoscere i testi giusti,
> ma anche intutitivo perchè deve saper riconoscere il tipo di disagio che
> attanaglia chi gli si rivolge.
> La terapia dunque è la comunicazione, se funziona.
>
> infine il libraio svolge il suo lavoro con passione, quindi è fortunato perchè
> non svolge un lavoro alienato, e per alienato si intende non solo un lavoro
> tipo catena di montaggio, ma anche per esempio quello di un avvocato che
> lavora in un grande studio ed è costretto ad espletare una serie si compiti
> che lo alienano dall'insieme delle attività.
4 Comments:
un applauso per queste parole....
ed un desiderio: che queste rimbombassero nella testa di chi non vuole accettare la nostra proposta di contratto...e di chi non ha più ben chiaro in testa ciò che la nostra reale figura professionale richiede.
noi non siamo dei commessi
noi dispensiamo terapie
Vi voglio raccontare una storia a tal proposito.
Circa un anno fa si presentò da me una signora sui 60 anni, fisicamente provata da qualche malanno che gravava sulle sue spalle, emotivamente depressa - fatto testimoniato dagli occhi lucidi e dalla richiesta fattami: vorrei comprare un disco, bello, con una musica così bella che mi faccia sentire in pace.
Le chiesi di aiutarmi nella scelta, volli sapere cosa le piaceva, mi feci dire nomi di artisti...lei ripetè il nome di un famoso compositore svariate volte...le proposi allora un disco che questo compositore incise con una cantante strepitosa...disco bello, secondo me perfetto per lei...così bello da non avere tempi e spazi.
Lei mi chiese di ascoltarlo ed io chiesi l'autorizzazione (non avendo nel negozio in cui lavoro il lettore ottico) spiegando la situazione delicata.
Mi venne negata.
Me ne fregai, le feci ascoltare il disco e lei si rasserenò e lo comprò immediatamente.
Fui ripresa per ciò che avevo fatto.
Ecco la nuova politica dell'azienda che cozza con le belle parole del filosofo.
Ho perso tempo con una persona, rallentando le vendite.Fu questa la mia colpa.Io dissi che queste regole sono prive di sensibilità e che non collimano con il prodotto in vendita.Ovviamente non mi fu data ragione.
Vedo che però il filosofo che ha (ironia della sorte) detto che noi dispensiamo terapie (pur parlando dei librai, anche se secondo me la MISSIONE è la stessa dei discai) ,da ragione a me.
Bravi. Continuate a raccontarvi. Noi continueremo a leggervi. Poi voi leggerete noi.
baci
Ognuno di noi discaio o libraio, ha tante storie da raccontare come quella della collega e del disco terapeutico, è bello leggerle e non senrtirsi soli, peccato che siamo nel campo dell'effimero, sapeste quanti clienti con i quali si era creato un bel rapporto negli anni quando sono stato cambiato di posto in libreria, mi hanno detto che hanno cambiato libreria. Il cambiato di posto sta per segretamente degradato, non più alla vendita, non più terapeuta, non più con la possibilità di avere e coltivare un rapporto felice con i miei clienti. E così loro se ne sono andati da un'altra parte...ma a questo le alte sfere non crederanno mai, evidentemente ho fatto qualcosa di gravissimo per essere punito e così adesso il mio potenziale è sfruttato al 5%...contenti loro...Ovvio che io non lo sono, ma a parte a quelli nella mia stessa situazione e ai miei clienti ormai storici, che mi chiedono consigli anche quando li incontro per strada, a chi può interesare?
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