5.04.2006

lettera di una stagista licenziata in Sede

sono B. B., una ragazza di 26 anni laureata in economia presso l’università Bocconi di Milano. Di origini toscane, della provincia di Siena per l’esattezza, mi sono trasferita a Milano nel 1998, e laureata nel 2003.
vi scrivo perchè desidero raccontare quella che è stata la mia esperienza lavorativa in Feltrinelli, cogliendo spunto dalle manifestazioni di protesta di questi giorni guidate dai dipendenti dell'azienda in questione.

Maggio 2005: termino di mia volontà lo stage in IBM Spa, società in cui mi ero trovata particolarmente bene per il clima di tranquillità, complicità e fiducia in cui ero immersa. Avevo iniziato lo stage in IBM da circa un anno (Maggio 2004), ma purtroppo non vi era alcuna possibilità che si trasformasse in un contratto di lavoro più stabile per motivi di politica e strategie interne (mancanza di budget da destinare a nuove assunzioni sostanzialmente). L’assenza di prospettive future mi era stata esplicitamente dichiarata dai miei capi sin da subito, in occasione del colloquio conoscitivo. La scelta di accettare il lavoro in IBM si appoggiava sulla totale consapevolezza che prima o poi mi sarei dovuta rimettere in marcia alla ricerca di un alloggio con maggiori garanzie per il lungo termine. Era proprio questa consapevolezza che, a distanza di quasi un anno, mi spinse ad aprire gli occhi verso l’esterno per cercare un nuovo impiego. Rispondo ad un annuncio di Feltrinelli, attratta dalla eventuale possibilità di lavorare in ambito culturale e, per di più, in una società dall’orientamento politico che sposava pienamente le mie posizioni in materia. Sostengo due colloqui in via Tucidide 56, a Milano, sede in cui sono localizzati gli uffici delle Librerie Feltrinelli. Il posto per cui stavano cercando era nell’area marketing, partendo con uno stage di inserimento. Il primo colloquio che ho sostenuto aveva come interlocutore un responsabile di recruitement. Data la valutazione positiva che è stata espressa nei miei riguardi, a distanza di qualche giorno ricevo una telefonata per invitarmi a sostenere un secondo colloquio, questa volta con quello che sarebbe stato il mio futuro capo (responsabile dell’ufficio marketing) in coppia con un altro responsabile.
Come avevo domandato già in sede del primo colloquio, anche durante il secondo colloquio la mia premura è stata quella di dire con estrema chiarezza che avrei lasciato lo stage in IBM ed accettato lo stage in Feltrinelli (questa la forma contrattuale offerta) solo ed esclusivamente a fronte di garanzie per il futuro, ossia se e solo se lo stage sarebbe stato funzionale ad un inserimento più stabile nell’azienda. “Certo, il nostro intento è questo, adesso non possiamo ovviamente garantirti al 100% un contratto allo scadere dei 6 mesi di stage, nel senso che dobbiamo conoscerci e verificare la tua propensione al posto di lavoro offerto” , questa la risposta che mi è stata data durante il primo colloquio dalla persona dell’ufficio del personale e ribadita dalle due persone con cui ho sostenuto il secondo colloquio. Dopo circa una settimana ricevo una telefonata in cui mi veniva ufficializzato che il posto in Feltrinelli era mio! Grande felicità e ammirazione di tutti coloro che hanno potuto condividere con me il lieto annuncio, convinti che stessi per entrare in una realtà dai sani principi. “La Feltrinelli, ti rendi conto B.? Sarà un’isola felice, complimenti…” questa la formula con cui si sono congratulati amici e parenti. La verità è che durante i miei 5 mesi di stage tutto mi è sembrato tranne che vivere in un’isola felice; l’aria di insoddisfazione che si respirava tra i corridoi veniva marcatamente avvalorata dai continui licenziamenti che i colleghi inoltravano all’ufficio del personale snervati ormai dall’ambiente; orari di lavoro rigidissimi; avanzare una lecita richiesta di permesso ti faceva sentire colpevole di chissà quale reato; una struttura gerarchica con pochi gradini, ma il capo al vertice doveva essere chiamato “Dottor X”, tu eri l’ultimo arrivato e non avevi alcun ruolo decisionale, nessun coinvolgimento ma dovevi esclusivamente rispettare quello che il capo ti diceva di fare. Mi sentivo annullata, inerme, senza motivazione in quello che facevo. C’era un’atmosfera di sofferenza e pesantezza, oserei dire di paura; porto come esempio il fatto che l’ufficio del personale, in maniera molto viscida, ci aveva fatto arrivare comunicazione che chi usasse il telefono cellulare durante il lavoro veniva segnalato in quanto stava utilizzando l’orario di ufficio per questioni private; ma se uno ha un’esigenza di tipo personale, come prendere un appuntamento col dottore, cosa deve fare, considerando che 5 giorni su 7 siamo a lavoro, per un minimo di 8 ore giornaliere? Mi sembra di tornare al periodo di “Tempi Moderni”… poteva verificarsi che una persona usasse il cellulare massimo un paio di volte al giorno, per chiamate brevissime, comunque di routine, quelle telefonate che uno fa per accertarsi che anche quel giorno tutto rientrasse nella normalità delle cose. Davvero dobbiamo affidarci a bagni e nascondigli vari per sentire se la mamma che vive a 500 chilometri di distanza sta bene? Lo trovo agghiacciante, anche perché la qualità del lavoro non deriva dal tempo effettivo in cui una persona sta inchiodata sulla sedia della propria scrivania, ma dipende innanzitutto dalla motivazione che ha nell’ancorarsi alla propria postazione. Almeno all’università durante il corso di Organizzazione del Lavoro mi hanno insegnato questa di teoria piuttosto che la dottrina del terrore. Ma arrivo al vero motivo per cui scrivo, volendo appositamente tralasciare tutta una serie di considerazioni aggiuntive, quali una pausa pranzo di 45 min in cui, data la location degli uffici, diventava una prova di abilità vinta da chi riusciva a non sforare neanche di 1 minuto i tempi, quando un quarto d’ora in più avrebbe fatto sicuramente la differenza..; oppure la mancanza assoluta di educazione per cui il mio capo spesso e volentieri neanche mi salutava la mattina quando mi vedeva entrare, tanto meno lo faceva se la sera uscivo nel rispetto delle 8 ore lavorative perché secondo lui fare gli straordinari non era l’eccezione ma una regola implicitamente accettata da tutti i membri del suo team…;e se tu, dipendente Feltrinelli, hai problemi di salute che ti fanno allontanare momentaneamente dal lavoro, stai sicuro che quando rientri al tuo capo non passerà neanche nell’anticamera del cervello di chiederti cosa è successo e come stai…l’unica cosa che conta è che visite e accertamenti medici sottraggono del tempo al lavoro; per non approfondire la questione che il 2 Giugno, festa nazionale, mi fu chiesto di andare ugualmente in ufficio per “garantire una certa copertura all’azienda”…ma stiamo scherzando??? Inizialmente credevo che fosse uno scherzo, giuro, il 2 Giugno a lavoro… non l’avevo mai sentito!!!

Comunque, mi sto alterando quindi voglio andare al nocciolo del discorso, che è questo:
in Feltrinelli il mio “stage propedeutico all’assunzione”, voglio definirlo con questa espressione perché questo mi fu detto, è iniziato il 18 Maggio 2005; la durata di 6 mesi mi vedeva impegnata con tale forma contrattuale fino a Novembre 2005. Nonostante l’ambiente ostile, la mancanza di rapporti umani e di rispetto verso gli altri, la presenza di baronati all’interno, la routine delle attività svolte, la tristezza anche estetica della sede (alla fine anche questo aspetto incide nel giudizio complessivo vista la frequenza con cui uno si reca al lavoro…), il mio traguardo era ottenere un contratto di lavoro, convinta che le cose si potevano cambiare, e che con un badge in mano avrei avuto anche maggiore possibilità di esprimere le mie idee, di crearmi un microambiente felice all’interno di questa dimora così soffocante, nonché una tranquillità interiore che avrebbe potuto portarmi saggi consigli su come procedere.

Ottobre 2005: ad un mese dallo scadere dello stage il mio capo mi chiama e mi dice “A me l’arduo compito di dirti che non possiamo tenerti!”. Fu una doccia ghiaccia, nessuna espressione poteva esprimere la reazione di corpo e mente provocata da quel verdetto, tanto che per due giorni ebbi come conseguenza un atteggiamento di totale estraneità alla faccenda, tanto mi sembrava assurda e irreale. Al terzo giorno dalla sentenza prendo le mie cose e decido di abbandonare la mia postazione senza attendere lo scadere dei 6 mesi, perché la correttezza che ho sempre avuto e dimostrato con tutte le persone con cui finora ho avuto relazioni di vario genere non aveva di che alimentarsi in tale circostanza. Me ne vado, facendo leva sulla confessione del mio capo che colui che sta in alto, il “Dottor X”, e voglio anche dare un nome a questo Dottor X, sulla confessione del mio capo che il Dottor Stefano Sardo (per il quale nutro un sentimento di vero disprezzo) avrebbe voluto tenermi all’oscuro della negata assunzione per evitare l’inevitabile, ossia l’abbandono del mio lavoro prima dello scadere dei 6 mesi. La considero una cosa meschina, viscida come viscido è Sardo e tutti coloro che stanno al suo gioco, responsabili dell’ufficio del personale in prima linea. Ho impiegato un bel po’ di tempo per archiviare emotivamente la questione, ma non riesco ancora a capacitarmene, visto che i miei diretti collaboratori avevano avanzato la richiesta di tenermi in azienda già a partire da Agosto, soddisfatti pienamente del lavoro che avevo svolto con impegno e responsabilità durante quei 5 mesi di prova.
Ogni volta ce camminando per strada a Milano incontro persone con in mano un sacchetto de La Feltrinelli, testimonianza di un loro recente acquisto in uno dei vari negozi dislocati per la città, avrei una voglia pazzesca di gridare a quelle persone, una per una, che La Feltrinelli non è quel mondo fantastico che tutti credono, come io per prima credevo…


Dipendenti de La Feltrinelli, non mollate e fate valere i vostri sacrosanti diritti!!! Mettete a nudo una società che vive facendo forza su una reputazione non più valida, su una gloria ormai distrutta, e su una stima che gli Italiani non dovrebbero più riconoscerle…
… lo dice una che ha visto come funzionano le cose da molto molto vicino…

Ringrazio vivamente per l’attenzione prestata e se vorrete divulgare il mio messaggio per rendere tutti quanti più consapevoli e smaliziati di fronte a quella che è la vera pasta di cui è fatta la dirigenza Feltrinelli.


Cordialmente
B. B.

41 Comments:

At 5/04/2006 4:31 PM, Anonymous Anonimo said...

Mi dispiace tantissimo !Comunque il senso di ostilità si respira anche nei negozi sopratutto (lo scrivo con il cuore in mano) nel mio che però si occupa di dischi.Più il tempo passa e la situazione peggiora,figurati che anche tra noi dipendenti non c'è lo spirito di una volta,non si ride più,non ci si diverte più.la gente se ne va e non viene rimpiazzata e noi a lavorare il doppio.
il negozio cade a pezzi ,c'è puzza non c'è neanche un punto info adeguato e la domenica siamo in 4 gatti in un negozio grandissimo.
Una volta ero a tempo pieno ora sono part-time e non invidio per niente i mie colleghi che arrivano a casa stanchi e stressati.
Figurati mi stresso io che ne faccio 4!

 
At 5/04/2006 5:05 PM, Anonymous Anonimo said...

cara B.B. ti ammiro e ti invidio per aver potuto essere riconoscibile, visto che sei una donna libera. Io sono ancora dentro, vittima della dottrina del terrore, e quindi obbligato all'anonimato. E' vero, cari colleghi librai, anche negli uffici della sede l'atmosfera è pessima. Controlli, minacce, intimidazioni. Anch'io ho sentito la storia dei cellulari e faccio parte dei maratoneti della pausa pranzo. Una sorta di "tre quarti d'ora d'aria" ma credo che a San Vittore siano meno controllati.
Però qui nessuno parla, nessuno commenta neppure il vostro blog, ma lo si consulta di nascosto. Spoeriamo arrivino gli americani a salvarci!

 
At 5/04/2006 5:11 PM, Anonymous Anonimo said...

Ci sono lettere che lasciano il segno perché non solo dicono quello che dicono ma riescono a rendere benissimo un'atmosfera, un'emozione... o una profonda delusione. In Feltrinelli, da tempo, non c'è più nessun tipo di cultura: né civile (il saluto la mattina), né creativa (l'identità di chi ci lavora), nè politica (diffondere una vera cultura popolare).

 
At 5/04/2006 9:59 PM, Anonymous Anonimo said...

grazie B.B. per aver scritto ognuna di queste parole. ci sarebbe da pubblicarla su qualche bel quotidiano questa lettera.. succede anche a me la stessa cosa ogni volta che vedo nelle mani della gente un sacchetto feltrinelli. con quanto entusiasmo ho reagito alla notizia della mia assunzione e con quanta voglia di fare e imparare ho iniziato a lavorare. e ora cosa rimane? tristezza, rabbia, delusione. emozioni e stati di essere che chiedono di essere riscattati.

 
At 5/04/2006 10:49 PM, Anonymous Anonimo said...

Cara B. B., ammiro il coraggio della tua lettera e sapessi quante altre persone potrebbero descrivere la stessa situazione se non peggio. Sono da 13 anni in Feltrinelli, assunta come "addetta amministrativa", anche se per molti anni, prima, avevo lavorato in una libreria e mi consideravo "una libraia" (assunta per altro con una "raccomandazione", ma ero rimasta sola con un figlio e non avevo altra scelta, anche se la cosa mi ripugnava); non voglio farla lunga, sono stata assunta con il IV livello (e tale sono tutt'ora) ho avuto diversi problemi con l'azienda ed in una di queste occasioni mi è stato detto:" Se vuoi continuare a far mangiare tuo figlio...!": Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Cari colleghi scusate l'anonimato, ma anche così sono facilmente individuabile e il clima adesso è anche peggiore, quindi...
Un abbraccio a tutti

 
At 5/04/2006 11:46 PM, Anonymous Anonimo said...

Carissimi,
la lettera di B.B. rispecchia una situazione che molti di noi vivono o hanno vissuto all’interno della nostra azienda. Una situazione che in Italia, in questo momento storico, sembrerebbe generalizzata. Basta leggere, e voi librai l’avrete fatto sicuramente prima di noi discai, il libro di Aldo Nove, Una repubblica affondata sul lavoro.
Bene, la storia di B.B. dovutamente editata per evitare una querela pesante come un mutuo, starebbe benissimo negli episodi di vita lavorativa negata che sono raccolti in quel libro. Guarda caso Aldo Nove sarà alla Feltrinelli di piazza Piemonte giovedì 11 maggio per presentarlo. Potremmo cercare di renderlo sensibile ai nostri problemi contrattuali e, allora, perché non proviamo a chiedergli di leggere questa storia durante l’evento? Nel caso lui non lo ritenesse opportuno potrebbe farlo uno di noi, con il suo consenso o senza, che so, magari fuori dal negozio con un megafono. Grazie cmq a B.B., mi dispiace per l’anonimato post-stage, ma rispetto la scelta, tuttavia il fatto che, anche con un’azienda “aperta” come la nostra, si debba aver paura di scrivere il proprio nome in un blog la dice lunga sul nostro stato d’animo. Lotti chi può, come può.

Pierpaolo Palazzo
Reparto dischi
Piazza Piemonte

 
At 5/05/2006 11:11 AM, Anonymous Anonimo said...

ciao cara B.B.
la tua lettera è un sincero manifesto di quello che sta accadendo in una realtà ormai trasfigurata come è la feltrinelli, ciò che della tua testimonianza mi ha più colpito è il comportamento di colorlo che dovrebbero occuparsi del personale, o meglio delle persone che lavorano in Feltrinelli ovvero le risorse umane...incredibile il fatto che non volevano comunicarti la mancata assunzione per poterti sfruttare ancora!!! persone così sono degli squali, il concetto di etica lavorativa è stato completamente dimenticato?
scandaloso
sei un esempio B.B.

 
At 5/05/2006 1:44 PM, Anonymous Anonimo said...

Buongiorno, mi inserisco dopo avere letto molto di quello che è stato pubblicato sul blog.
Un cenno al passato per ricordare che 51 anni fa è nata la casa editrice, per quei tempi e per alcuni lustri, molto fuori dal coro rispetto al panorama editoriale di allora.
Il Fondatore ha aperto una libreria a Trieste poi a Pisa a Milano ecc.
In quegli anni venivano pubblicati testi di lotta e di resistenza oltre a strepitosi romanzi di grande successo come il Dottor Zivago e il Gattopardo.
Come tante aziende anche la nostra verso la fine degli anni settanta attraversò un periodo di crisi.
Il Management chiamato allora per risolvere il grave problema riuscì a costruire delle basi più solide tanto che si arrivò al 1990 con Feltrinelli che poteva vantare 18 librerie sul territorio nazionale.
Il numero dei dipendenti doveva essere intorno ai 300 (segnatevi questo numero).
Oggi il numero dei punti di vendita è cresciuto molto, così come è cresciuto il numero dei dipendenti.
Questo grazie al lavoro di tutti, di tutti i livelli (vituperati manager, direttori, librai/discai, impiegati ecc. ecc.).
E' una vita che sono in azienda e pertanto ho avuto modo di attraversare molte delle epoche sommariamente accennate nelle righe precedenti, vorrei dirvi che ho avuto la fortuna di conoscere bene tanti colleghi (di sede e di libreria/negozio) con i quali ho lavorato e con i quali lavoro, che lavorano ancora per il gruppo, che sono andati in pensione, che hanno deciso di cambiare azienda o che purtroppo non ci sono proprio più.
Allora, come oggi, tutta gente seria che ha sempre lavorato e che continua a lavorare in modo onesto e con grande spirito di sacrificio e che mi spiace veramente vedere insultata su questo blog.
Continuate a combattere per i vostri diritti ma cercate di farlo in modo civile e non dipingete Feltrinelli come un lager perchè mi sa tanto che molti di voi non hanno avuto precedenti esperienze lavorative (se non di pochi mesi).
Pensate anche allo scenario mica tanto fantascientifico di una forte crisi dell'azienda (i mercati vanno tutti male) o di una vendita della stessa (Carlo potrebbe anche stancarsi), che potrebbe voler dire: tagli, cassa integrazione, niente trippa per gatti.
Si tornerebbe a quel 1990 con 300 dipendenti?
Gli altri 1.200 (tra i quali anch'io se non sarò già andato in pensione) cosa farebbero?

Chiudo ringraziando per lo spazio che mi è stato concesso

 
At 5/05/2006 2:15 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma per carità: l'azienda non è un lager e ci sono di certo tanti posti ben peggiori dei nostri; ma è ora di finirla con la solfa del "o così o altrimenti si chiude e tutti a casa". Il benessere, compreso quello economico, d'una azienda passa anche, tra gli altri fattori tanto sbandierati dalla dirigenza, dal dialogo e dalla gratificazione del personale e non mi pare proprio si vada in questa direzione. I problemi ci sono, e non sono paranoie di pochi viziati che non hanno mai vissuto il mondo del lavoro.
E nessuno, davvero nessuno, di noi è così sciocco da non capire l'utilità d'un cambiamento. Vengano i computer (come insegna il dott. Sardo), venga il marketing, vengano tutti i tabulati e gli stati C, L, K che si ritengono necessari. Ma solo una piccola domanda: è normale che in questo grande cambiamento non ci sia stato un solo momento di confronto con i lavoratori. E' normale che in sede di rinnovo di contratto non una parola da parte dell'azienda sia stata spesa nel senso del dialogo?
Viva la Feltrinelli e pure tutta la famiglia, ma si abbia almeno quel poco d'onestà intellettuale per alzare ogni tanto la mano e dire: "forse qualcosa non va".

 
At 5/05/2006 3:35 PM, Anonymous Anonimo said...

Per la precisione il libro di Nove è: Mi chiamo roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese...
la presentazione si chiama una repubblica affondata sul lavoro.
saluti

 
At 5/05/2006 3:37 PM, Anonymous Anonimo said...

Sono perfettamente in sintonia con quello che ha detto Zio...

 
At 5/05/2006 4:00 PM, Anonymous Anonimo said...

Anonimo: una firma accrescerebbe la tua credibilità.

 
At 5/05/2006 5:06 PM, Anonymous Anonimo said...

sapete quanto spende l'azienda per i corsi da allievo assistente? sapete quanti dopo poco dalla fine del corso si sono dimessi o sono tornati a fare i librai semplici?
complimenti...gran bel investimento

 
At 5/05/2006 5:27 PM, Anonymous Anonimo said...

non lo sappiamo. perchè, senza astio, non ci informi?
grazie

 
At 5/05/2006 6:48 PM, Anonymous Anonimo said...

Gia' che ci siamo, anzichè ventilare tragiche ipotesi di licenziamenti, casse integrazioni o vendite da parte di Carlo Effe, perchè non si comincia a risparmiare ad esempio COMINCIANDO A TAGLIARE LE SPESE PER PAGARE LE SOCIETA' DI CONSULENZA COME AD ESEMPIO LA P.R.C. che in questi anni hanno avuto grosse responsabilità riguardo all'ANNIENTAMENTO della professionalità di librai e discai?
E le società esterne pagate per avere persone all'interno dei negozi che chiedono ai clienti che ne pensano del punto vendita e del servizio?
E quelle che fanno ridicoli corsi di formazione?
Sono davvero indispensabili?
Non credo.

Ciao Bernardo

 
At 5/05/2006 6:50 PM, Anonymous Anonimo said...

Non ci informa perché non vuole: queste sono le voci della Direzione. Che tace, ufficialmente, ma poi infila questi commentini così, perché si senta una voce "altra" senza che nessuno si sporchi le mani.
Piacerebbe leggere qualche firma, ogni tanto.
Ma si sa, Internet è fatta anche di questo.

 
At 5/05/2006 6:50 PM, Anonymous Anonimo said...

Non ci informa perché non vuole: queste sono le voci della Direzione. Che tace, ufficialmente, ma poi infila questi commentini così, perché si senta una voce "altra" senza che nessuno si sporchi le mani.
Piacerebbe leggere qualche firma, ogni tanto.
Ma si sa, Internet è fatta anche di questo.

 
At 5/05/2006 9:13 PM, Anonymous Anonimo said...

Crisi crisi crisi crisi...

e poi entro il 2006 solo a Milano si prevedono un punto vendita presso la stazione di Porta Garibaldi ed un MEGASTORE nuovo.

Crisi crisi crisi crisi...

Certamente.Ci credo.Proprio tanto.

 
At 5/05/2006 11:28 PM, Anonymous Anonimo said...

ABBIAMO ANCHE UN DIRETTORE O QUALCOSA DI SIMILE TRA NOI!!!CHE CI SI PUO' ASPETTARE DA "LUI"?NON CERTO CHE APPOGGI LE NOSTRE SCELTE MA ALMENO CHE NON CI FACCIA LEZIONI DI MORALE..."LUI"...DA QUALE PULPITO!!COMUNQUE ALMENO "LUI" HA IN CAMBIO LA SODDISFAZIONE ECONOMICA CHE GLI FA USCIRE DI BOCCA QUALCHE PAROLA AZIENDALISTA!...CERTI COLLEGHI INVECE...

 
At 5/06/2006 10:24 AM, Anonymous Anonimo said...

Non ho idea di quanto costino i corsi per gli allievi assistenti.
Nel mio unico messggio parlavo di civiltà.
Voglio che sia chiaro a tutti che una voce fuori dal coro non deve necessariamente arrivare dalla direzione, da un quadro o da un galoppino/leccapiedi.
Non appartengo a nessuna delle categorie sopra riportate.

Grazie

 
At 5/06/2006 3:40 PM, Anonymous Anonimo said...

firmi anche, o preferisci restare un anonimo?

 
At 5/06/2006 5:18 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma va figurati se si firma non ne ha neanche il coraggio! La domanda nasce spontanea visto che il signore va in pensione avrà sicuramente uno dei vecchi contratti feltrinelli o ricordi e quindi perchè lamentarsi? I soldi ci sono eccome

 
At 5/06/2006 6:36 PM, Anonymous Anonimo said...

ma allora volete combattere il fantomatico 'precariato', cambiare il clima aziendale, o volete, semplicemente, più soldi?

 
At 5/06/2006 7:47 PM, Anonymous Anonimo said...

Tutte e tre no? :)

 
At 5/06/2006 8:17 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma, perdonami, cosa c'entra la civiltà? Protestare per motivi concreti che paiono giusti a molti è forse sintomo di mancanza di civiltà? Civiltà, io credo, è dialogare, discutere, al limite anche divergere, ma comunque incontrarsi, e non certo far calare decisioni o sentenze dall'alto come se fossero macigni. Io rispetto quel che tu dici e la possibilità che tu lo dica, ma lo stesso non è mai avvenuto e non avviene nei nostri confronti da parte dell'azienda.
Noi stiamo protestando per motivi che sono concreti e documentati e che non riguardono questo o quella libreria ma la totalità dei punti vendita in Italia. Fossimo in due, allora forse saremmo pazzi, ma siamo in molti ed in molti stiamo uscendo dal silenzio. Abbiamo portato e stiamo portando ragioni, abbiamo prodotto documenti e ci siamo documentati. Arriviamo al tavolo della discussione con tutto il bagaglio d'esperienza che abbiamo accomulato in questi anni lavorando tra i libri e tra i dischi. Ma nonostante questo, nessuno ci ascolta.
Nessuno di noi ha la pretesa d'essere il salvatore dell'azienda Feltrinelli, e di certo la dirigenza avrà studiato in chissà quali corsi di Marketing ed Economia; ma è scandaloso che a nessuno venga in mente di chiederci cosa ne pensiamo, fosse anche per dirci poi no. Un'azienda che a seguito d'uno sciopero riuscito come quello dei sabati precedenti affida il proprio pensiero solo alle parole offensive e fuori luogo del dott. Sardo sulle pagine del Corriere della Sera, è un'azienda che ci certo ha più d'un problema.
Civiltà è sicuramente la possibilità che chi tra noi lavoratori è di parere contrario possa manifestare le proprie idee, e questo Blog - pubblico ed accessibile a tutti - ne è un esempio. Ma civiltà è anche provare a mettersi nei panni dell'altro e nel provare a capire le sue ragioni, demolendole poi se sbagliate. Fino ad'ora, con i tuoi interventi, non hai assolutamente preso in considerazione quello che noi chiediamo (anche i soldi, sì. C'è qualcosa di male?) ma hai solo ribadito l'ottusa giustificazione del "o così o morte". Leggi le nostre proposte, poi smontale se credi sia giusto farlo. Ti staremo ad ascoltare.

 
At 5/06/2006 8:33 PM, Anonymous Anonimo said...

"speriamo che arrivino gli Americani a salvarci" ??????!!
Ma sei pazzo???
Ma perchè non vi accanite contro TUTTI quelli che non si fimano, compresi i molti che straparlano di "terrore, morte e precarietà", e non solo contro chi non la pensa come voi?
...a proposito, ma fai Spunky anche all'Anagrafe?...

 
At 5/07/2006 5:39 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma se uno scrive Paolo e poi si chiama Marco gli andate a dire qualcosa??

 
At 5/07/2006 9:58 PM, Anonymous Anonimo said...

No: ma se uno si firma Linda e poi si chiama Luca (o Cesare) magari sì...

 
At 5/08/2006 10:37 AM, Anonymous Anonimo said...

sessista...ma scusa cosa te ne frega dei nomi?

 
At 5/08/2006 2:02 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma per favore aldo nove è uno che va da FERRARA E DICE CHE LO FA PER ARRIVARE ALLA GENTE...MA DAI pensate che gli importi qualcosa realmente dei precari? E' uno che approffitta di tutto e di tutti. Lo conosco di persona. In un momento come questo si fa dare un buon cachet da einaudi per un libro modaiolo che i fessi comprano pensando voglia dire qualchecosa.
Fa da traino ad una sinistra istituzionalizzata che si arricchisce e ha come intellettuali di riferimento luciana littizzetto che a sua volta non disdegna di farsi ben pagare da mondadori. Se non disconosciamo questa gente che vuole solo arricchire il proprio curriculum e le proprie tasche non ce la faremo.
Saluti
roberta s.

 
At 5/08/2006 3:15 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma linda perchè non ti fai i azzi tuoi! ma poi questo blog serve per discutere o prendere per il culo?E poi non sei la famosa crumira dovresti scrivere cose più interessanti!

 
At 5/08/2006 8:51 PM, Anonymous Anonimo said...

io direi di usare chi usa, poi se conosci Nove personalmente perchè non gli chiedi se ci da una mano? altrimenti i libri li esponiamo, vendiamo e consigliamo anche noi...

 
At 5/10/2006 11:42 PM, Anonymous Anonimo said...

Già una volta anni fa approdai alla feltrinelli più grande di Roma e mi licenziai delusa dall'ambiente, dall'atmosfera ma soprattutto dal modo in cui si veniva trattati dal direttore di turno, che poi oggi è ancora lì che controlla tutto! Poi mi sono ritrovata di nuovo in questa azienda assorbita grazie alle nuove acquisizioni. Ora sono più grande, non me ne voglio andare, ma sono di nuovo delusa dalla totale assenza di meritocrazia e dal fatto che sei valutato solo relativamente al tuo grado di sottomissione...

 
At 5/13/2006 11:32 PM, Anonymous Anonimo said...

MA PORCA MISERIA, MA QUANDO VI DICONO '6 MESI DI STAGE PROPEDEUTICI E BLA BLA BLA' SIETE CAPACI O NO DI FAR ANDARE IL NEURONE SUPERSTITE DEL VOSTRO CERVELLO E CONVERTIRE IN '6 MESI DI LAVORO GRATIS'???
SEMBRATE LE VECCHIETTE CHE VENGONO TRUFFATE DA QUELLO CHE SI PRESENTA ALLA PORTA COME SEDICENTE IMPIEGATO DELL'INPS. E IO SONO SICURA CHE TUTTI VOI CON LO STAGE PROPEDEUTICO ALMENO UNA VOLTA AVETE PENSATO 'MA CHE STUPIDE, NON LA GUARDANO LA TELE? SONO VENT'ANNI CHE CI SONO QUESTE TRUFFE'.
VOI SIETE UGUALI, CASPITA, UGUALI!!! MA COME VI VIENE NELLA TESTA VORREI SAPERE CHE VI SERVA IMPARARE PER SEI MESI, DICO SEI MESI, COME SI METTONO I LIBRI SUGLI SCAFFALI? SAPETE QUANTO PRENDONO LE CASSIERE DEI SUPERMERCATI? DAGLI 800 AI 1200 EURO AL MESE. SAPETE QUANTO STAGE FANNO? 1 SETTIMANA DI PROVA PAGATE. P-A-G-A-T-E. E VOI TRONFI DELLE VOSTRE LAUREE QUANDO VI OFFRONO 6 MESI DI STAGE GLI DITE DI SI? MA COSA DEVONO INSEGNARVI IN 6 MESI, PERDONATE IL FRANCESISMO, A FAR LA POLVERE AI LIBRI CON I PELI DELL'ANO?! LA COLPA è SOLO VOSTRA. SAPETE COSA RISPONDONO LE CASSIERE DEL SUPERMERCATO CON I LORO STUDI DELL'OBBLIGO SE GLI PROPONGONO LO STAGE? NO. IMPARATE A RISPONDERE NO E LA SMETTERANNO DI OFFRIRLI. FINCHè CI SARANNO DEGLI INGENUI FESSACCHIOTTI CHE SBAVANO ALLA PAROLA 'STAGE FORMATIVO', VI OFFRIRANNO SEMPRE LO STAGE FORMATIVO. SVEGLIA!

 
At 5/17/2006 1:45 PM, Anonymous Anonimo said...

spiacente nel dirti che la tua esperienza è semplicemente una delle normali e varie esperienze di chi si approccia al mondo del lavoro. Lo stage per legge non prevede garanzie di assunzioni, il fatto di essere lasciata a casa lo si mette in conto. Spesso capita che lo stage termini perchè la persona non è adatta al lavoro. brutto da dire e da accettare, ma è una eventualità.
L'ambiente di lavoro non è casa tua, il tuo capo non è tuo padre, quindi (per quanto possa essere spiacevole dirlo) se cerchi comprensione, o un capo che ti chieda come stai o se va tutto bene, difficilmente lo troverai. Dipende dalle caratteristiche personali del "capo" che nulla hanno a che vedere con il rapporto professionale che avete. Te ne capiteranno di peggio e anche di meglio, ma il vittimismo non paga e nemmeno le convinzioni idilliache di un ambiente di lavoro da pubblicità della Mulino Bianco.
Ti auguro tanta fortuna.

 
At 5/19/2006 2:59 PM, Anonymous Anonimo said...

Scusa tanto,
ma dove lavoravi prima?
In IBM se non ho capito male?
Mi dici dove cacchio ti trovavi bene?
Mi risulta, perchè ci lavoro, che quì tiri sempre un'aria allucinante, e che di contratti precari ne sia piena l'aria...
(compreso il mio....sigh)...
Forse se tu volessi argomentare meglio non dovresti sparare così a vuoto....

 
At 5/21/2006 3:07 PM, Anonymous Anonimo said...

leggendo gli ultimi commenti mi accorgo che ormai non ci indignamo più, a questo punto è inutile sperare in qualsiasi miglioramento sociale.non possiamo sperare nemmeno nella fine di questo cinismo, che è una comoda manifestazioe di superficialità travestita da oggettività.
allora: sopprimiamo le vecchiette che si lasciano ingannare, sfruttiamo i giovani che sperano nel rispetto delle promesse e anche, vi chiedo, deridiamo gli ignoranti, i superficiali, i cinici che ci annoiano

 
At 6/01/2006 5:33 PM, Anonymous Anonimo said...

Cercherò di non entrare mai più in un negozio Feltrinelli.

 
At 6/02/2006 1:11 AM, Anonymous Anonimo said...

beh adesso non esagerare altrimenti questi falliscono e ci licenziano tutti... :-)
al massimo manda una mail dicendoti indignato etc etc...
magari ottieni anche qualche libro in omaggio...
:-)

 
At 6/18/2006 7:25 PM, Anonymous Anonimo said...

Poverina,non hai lavorato neanche sei mesi e ti indegni se ti tocca il 2 giugno?!? Guarda che tutti i punti vendita d'Italia stanno aperti il 2 giugno!..E non vuoi lavorare tu che sei stagista!!! Devi ancora imparare cos'è il mondo del lavoro!

 
At 8/30/2006 10:42 AM, Anonymous Anonimo said...

Beh, che dire, ero "in cerca" dei riferimenti per mandare il CV in feltrinelli e gira gira cosa ti trovo?Uno sfacelo, insomma tutte quelle situazioni che già ho vissuto in altri posti da che sono qui a Roma a cercare di trovare una certa stabilità che oramai, mi sa proprio, non esiste più...e non esiste in alcun tipo di azienda.
Evito, per motivi di tempo e forse di spazio, di sottoporre la solita critica al sistema lavorativo italiano che è veramente un dedalo di cavilli e raggiri e leggi strane che male si incastrano con la realtà.
Se penso che da feltrinelli ci vado almeno una volta al mese e ci lascio anche fior di soldi, io con la mia tessera e i punti e le menate varie, insomma, e vi vedo sempre lì carini e precisi e disponibili...che botta.
Sono d'accordo con BB ma lo sono anche con l'anonimo che dice che gli stage, si sa, sono delle cavolate ( così come i master post laurea etc, ma anche qui evito di infilarmi nell'argomento, vedi sopra).E' che siamo tutti come sbandati, oramai questo sistema è così folle e disordinato ( e non credo dipenda nè da destra o sinistra, anche lì ci prendono abbondantemente per i fondelli!) che ognuno di noi, pur di campare e togliersi quei 4 sfizi ( assolutamente a rate ormai!) pur DOVENDO PRETENDERE 10 in quanto lavoratore,eh, che fa? se ti danno UN 5 hai anche da ritenerti fortunato!( spero si capisca la metafora)E in più devi sottostare a mille idiozie, relazioni e rapporti lavorativi che travalicano l'umano comportamento, come se si fossein una jungla giorno dopo giorno...e poi ci stupiamo quando leggiamo di gente aggressiva che perde il senno, o di chi va in analisi, o chi si impottisce di farmaci per l'ansia...
alla fine nel sociale tutto ciò ha ripercussioni subdole ma intense.
BB, insomma, dicci cosa fai ora, almeno, le evoluzioni del tuo mondo del lavoro.
Saluti

 

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