5.11.2006

una news al volo...


Ottima riuscita degli scioperi, alte adesioni e 60 colleghe e colleghi davanti al Megastore di piazza Piemonte; c'è stato persino una sorta di complice duetto tra Aldo Nove ("l'evento" di oggi) e noi in sciopero davanti al negozio. Volantinaggio e speakeraggio. Affisione di locandine e manifesti che hanno potuto vedere forse per la prima volta il sole (e che sole oggi!), sfuggendo all'attenzione che generalmente tutti i"prodi dirigenti" (salve qualche piacevole eccezione!) danno al perimetro aziendale ed alla sua pulizia.


ALTRO GIRO, ALTRO REGALO:
a breve foto, notizie e si spera...costruttivi commenti dallo sciopero.
MILANO CHIAMA: CHI RISPONDE?

27 Comments:

At 5/12/2006 9:24 AM, Anonymous Anonimo said...

BUONGIORNO A TUTTI! UN POMERIGGIO BELLISSIMO IERI , RIVEDERE TANTI COMPAGNI DI LAVORO, AMICI E AMICHE TUTTI INSIEME E TUTTI GIUSTAMENTE DELUSI ED INCAZZATI, RACCONTARCI VITE LAVORATIVE E VICESSITUDINI PERSONALI, RIVEDERE VOLTI, ASCOLTARE STORIE LAVORATIVE DIVERSE ED IN GRAN PARTE SEGNATE DA UNA REALE INSODDISFAZIONE....PASSAGGI DA UN NEGOZIO ALL' ALTRO SENZA MOTIVAZIONI PLAUSIBILI , LAVORI DEQUALIFICANTI, PROFESSIONALITA' FRUSTRATE...ED AZZERATE...UNA SENZAZIONE DI ABBANDONO PER INTERI SETTORI MERCEOLOGICI E NEGOZI LASCIATI A SE STESSI, SENZA PERSONALE SUFFICENTE, ALLA FACCIA DI TUTTI I CORSI DI "CUSTOMER SATISFATION" DI QUESTO PERIODO ...CONTINUIAMO COSI', FACCIAMOCI DEL MALE...CIAO A TUTTI...

 
At 5/12/2006 9:57 AM, Anonymous Anonimo said...

Vorrei "ringraziare" Giulia Crivelli che sul Sole 24 Ore di ieri ha scritto un "bellissimo" articolo sulla Effelunga, che chiudeva apprezzando la lungimiranza dei dirigenti. Mi chiedo quanto sia stata pagata per scrivere quel cumulo di idiozie....

 
At 5/12/2006 11:38 AM, Anonymous Anonimo said...

su aldo: e poi ha fatto la sua presentazione di merda da caro amico della direzione quale è. Come mai lo invitano se poi li sputtana secondo voi? Siete solo dei frustati figli dell'epoca televisiva.
Saluti, Roberta

 
At 5/12/2006 12:10 PM, Anonymous Anonimo said...

ma si robi fa vivere due minuti di celebrità agli sfigati. Questi fanno la fine delle tute arancioni. Il nulla. Pensano solo al marchio ma non leggono una mazza. Le tue colleguzze sempre disposte a dirsi di sinistra fino ad avere storielle con capi reparto e sempre servili e sorridenti smaglianti e lusingate per i complimenti dei capi dove sono? Quelle che si fanno assumere su raccomandazione?
Quelle che non si sentono commesse ma libraie o che so vogliono scrivere o si sentono colte perché leggono i libri e dischi consigliati da repubblica o dal manifesto? Capisci farsi prendere per il culo da aldo è essere migliori degli altri. Lasciali stare che si spengono da soli questi e noi dovremmo continuare ad obbedire come servi al manager di esselunga tanto come prima se non peggio mentre aldo cercherà sempre di farsi invitare dai capi nelle loro belle case al lago e frequentarà i radical chic. A noi dedicherà un sorriso dall'alto e noi ci ubricheremo della concessione gentilmente offerta. Guadagnerà soldi e prestigio scrivendo brutti libri ma non verrà a fare il commesso lui. E non perché si merita di fare altro ma perché se leggeste lo sapreste. Chiedete a Castelvecchi che email mandava aldo per farsi pubblicare. Leggete woobinda e altre storie pubblicate da castelvecchi. Ciao Simona

 
At 5/12/2006 1:08 PM, Anonymous Anonimo said...

CULTURA
A MILANO LA NUOVA PROTESTA DEI DIPENDENTI DELLA CATENA DI LIBRERIE
Sciopero alla Feltrinelli
Aldo Nove ne fa le spese
12/5/2006
di Fabio Poletti





Lo scrittore Aldo Nove

MILANO. Jonas che avrà 600 euro di stipendio questo mese - contratto part time, 24 ore settimanali - si sgola al megafono: «Contratto, contratto, sciopero, sciopero...». Armida Lugani che fa la dirigente - responsabile area Nord Italia - batte scontrini alla cassa come un dipendente qualsiasi in un’azienda qualsiasi: «C’è sempre una prima volta». Capita - ed è la seconda volta in poco più di un mese - alla libreria Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano. Capita alla Feltrinelli dell’Archivio del movimento operaio, alla Feltrinelli voluta da Giangiacomo che sognava un mondo di libri ed è morto su un traliccio come «compagno Osvaldo» perché sognava anche la rivoluzione. E capita alla Feltrinelli dove il management arriva di peso dalla grande distribuzione e dai supermercati.

Capita anche alla Feltrinelli - ed è una bella rivoluzione, un’altra, non quella che sognava «Osvaldo» - che i lavoratori scendano in sciopero per un contratto che aspettano da marzo. Dell’anno scorso. Capita che ci sia un picchetto davanti alla libreria per informare i clienti che si guardano attorno smarriti. «Ma non ci doveva essere la presentazione del nuovo libro di Aldo Nove, sul lavoro precario?» chiede qualcuno, con il sospetto di essere finito in una specie di evento pubblicitario per il volume che ha per titolo Mi chiamo Roberta. Ho 40 anni. Guadagno 250 euro al mese. «Mi chiamo Chiara Nicolini. Sono alla Feltrinelli da cinque anni. Sono la responsabile del reparto Saggistica dello store di corso Buenos Aires. Guadagno 1000 euro al mese», racconta questa libraia, contratto full time, lo stipendio che è quello che è, un po’ di magone perché la Feltrinelli è pur sempre la Feltrinelli, Il dottor Zivago, Cent’anni di solitudine, Il Gattopardo, 19 premi Nobel, le foto di Giangiacomo con Fidel Castro, stesso sigaro, stessa testa, e guarda come è andata a finire.
Va a finire che la casa editrice di Toni Negri, il teorico dei movimenti e del lavoro liberato, sia imbullonata in questo contenzioso sul contratto come una fabbrichetta qualsiasi. «Ci trattano come dipendenti di un supermercato. Carlo Feltrinelli e sua madre Inge si occupano della casa editrice e non della rete vendita. Sono un po’ troppo assenti», vanno all’attacco questi lavoratori che lamentano una disparità di trattamento tra chi è stato assunto prima del 2001 e chi dopo, quando è arrivato il nuovo management, messo nel mirino per essere passato dalla Esselunga alla Effelunga, come si chiama adesso il blog dei dipendenti in lotta. «Chi è stato assunto prima del 2001 ha la quindicesima e i buoni sconto sui libri fino al 70%. Se io voglio informarmi di quello che vendo, devo pagarlo di tasca mia. La quindicesima non l’ho mai vista», si lamenta una impiegata, ai piedi il rotolo di manifesti da mettere sul muro, il secchio e la colla come una volta.

Aldo Nove, stringe mani e si infila alla presentazione del suo libro. «E’ una inquietante coincidenza», dice parlando il meno possibile del suo volume, in silenzio del tutto quando da fuori si sente il megafono che racconta le ragioni di questo sciopero uguale a tanti altri. Se - appunto - non fosse la Feltrinelli. «Nel 2001 non avevamo firmato il contratto. Adesso abbiamo deciso di fare di più. Molto di più», va alla guerra Carmen, otto anni da libraia, prima nei negozi a misura di lettore e adesso in questi giganteschi store dove c’è di tutto, dai giochini ai Dvd, dall’aperitivo alla presentazione di questo libro dove sono raccolte storie ordinarie di ordinari lavoratori con una locandina rossa che fa il verso alla Costituzione: «Questa è una Repubblica affondata sul lavoro». Flessibilità, legge Biagi, part time orizzontale e verticale, book store, sono il nuovo lessico di questa catena di grande distribuzione libraria che alle 18 e 30 si ferma - o quasi - con i dipendenti che incrociano le braccia nei vari punti vendita, in piazza Piemonte come in piazza Cavour, in Duomo e in via Manzoni. «Nei prossimi giorni entreranno in sciopero le altre città. Andremo avanti così», promette Carmen e giura che questo sciopero arriverà in tutta Italia. Come sarebbe piaciuto a Giangiacomo Feltrinelli.

 
At 5/12/2006 1:18 PM, Anonymous Anonimo said...

l'articolo è tratto da la stampa on line di oggi. gentili Roberta e Simona che scrivete sopra, credo che il nostro attaccarci in modo quasi situazionista, in modo quasi debordiano, alla presentazione di ieri, e la sponda che Nove ci ha concesso, sia servita ad amplificare le nostre richieste, magari mi sbaglio, ma dall'articolo della stampa non mi sembra. a me personalmente della vita privata dello scrittore interessa ben poco, e il messaggio del suo ultimo libro mi piace.
Pierpaolo

 
At 5/12/2006 1:36 PM, Anonymous Anonimo said...

Ma basta con questi librai!Della cultura fa parte anche la musica e il cinema! Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i ragazzi che lavorano alle ricordi rimaste in italia e quelli che lavorano al reparto musica e dvd alla feltrinelli!!!Voi vi sentite dei librai? IO NO!
saluti una dipente RMS GALLERIA

 
At 5/12/2006 2:46 PM, Anonymous Anonimo said...

ma chi se ne frega di aldo nove, chi se ne frega se siamo librai , commessi, cassieri...chi se ne frega dei leccaculo, dei crumiri,degli incompetenti...a mio parere quello che conta è che il contratto proposto dall'azienda (in espansione e con un bilancio buono) vada a peggiorare le condizioni dei suoi dipendenti, come già aveva fatto quello del 2001.
trovo che sia un diritto protestare e fare sciopero contro tale ingiustizia

 
At 5/12/2006 11:07 PM, Anonymous Anonimo said...

penso che non siamo librai discai o altro, penso, come la nostra azienda sa perfettamente che siamo dipendenti pagati per stare in un negozio che incidentalmente vende "cultura", ma siamo poi propio sicuri che sia davvero cultura? Non voglio sminuire quello che è il nostro lavoro, anzi tuttaltro, solo che penso davvero che il nocciolo della questione non sia questo. prima che dispensatori di cultura siamo persone e lavoratori, se pulissimo pavimenti il problema sarebbe lo stesso. Almeno io protesterei lo stesso se mi cambiassero orari tutti i momenti, se mi trattassero a pesci in faccia, se non riconoscessero la mia competenza nel mio lavoro, se vedessi tutti i giorni premiare persone solo perchè sono andate dal capo a dire che non ho pulito bene, quando magari loro hanno fatto 1/10 del lavoro che ho fatto io. Quindi non cambia niente il lavoro che facciamo. La famiglia Feltrinelli ci ha perso la faccia, almeno ai nostri occhi, anche se molti clienti stanno cominciano a capire qual'è il problema. Comunque non saranno i nostri scioperi a convincere la gente a non venire in libreria casomai saranno i disservizi provocati dal sotto organico permanente, dalla fretta che questo causa e dalla nostra totale demotivazione. Per queste cose l'azienda anche nel suo stesso interesse può fare molto...Non resta che convincerli a farlo. Abbiamo un indirizzo e-mail personale di Sardo o di Carlo Feltrinelli? Diamolo ai clienti scontenti...che glielo dicano loro cosa non funziona.

 
At 5/12/2006 11:45 PM, Anonymous Anonimo said...

Lavorare in Feltrinelli...........

di appagante c'è rimasta la cioccolata delle macchinette...no scusate, pure quella fa abbastanza schifo.

Contratto sì, ma soprattutto ASSUNZIONI e QUALITA' DEL LAVORO!!

 
At 5/13/2006 10:46 AM, Anonymous Anonimo said...

Ciao a tutti, sono Mirko, uno studente fuorisede calabrese che studia a Milano, e naturalemnte "cliente effelunga"...ahimè a questo punto mi tocca dire. Il 12 avevo intenzione di andare alla presentazione del libro di Aldo Nove, ma poi vi ho visto tutti fuori e...non ho resistito, sono stato un po' fuori, non sono entrato e per questo fine settimana mi sono astenuto dagli acquisti.
Continuate così!
Non so se nel sito avete uno spazio dedicato agli articoli usciti sulle vostre proteste. Io collaboro per un quotidiano calabrese, Calabria Ora e ho subito proporsto un piccolo pezzo (lo spazio era quello che era) che oggi, 13 maggio, è stato pubblicato.
Ve lo propongo nel blog.
un caro saluto non mollate
Mirko

 
At 5/13/2006 10:47 AM, Anonymous Anonimo said...

Scioperi alla Feltrinelli tratto da Calabria Ora (13.5.2006)

I lavoratori della Feltrinelli stanno attuando in queste settimane, per la prima volta in cinquant’anni, scioperi per il rinnovo del loro contratto di lavoro. Vista la parte in causa non si può catalogare la situazione di conflitto tra le normali vertenze sindacali. Dopo la clamorosa “prima volta” del 15 aprile, sono di questi giorni scioperi improvvisi e a scacchiera nelle decine di librerie disseminate per la penisola: il fulcro della contestazione è Milano, dove l’11 maggio i lavoratori di uno dei maggiori Feltrinelli Megastore, quello di Piazza Piemonte, hanno dato vita a un partecipato sit in di protesta, mentre, non casualmente, all’interno della libreria si presentava l’ultimo lavoro di Aldo Nove, proprio incentrato sul tema del lavoro precario. Proprie queste le accuse rivolte dai dipendenti alla Feltrinelli: di aver perso completamente la propria precisa matrice culturale che da sempre vedeva l’azienda della…effe lunga (così è anche chiamato il loro blog di protesta: www.effelunga.blogspot.com) come una delle maggiori imprese “del sapere”, di area progressista; questo snaturamento è dovuto a manager provenienti da altri settori economici i quali hanno imposto un precariato selvaggio, discriminando i lavoratori sul piano salariale e che non tengono conto della specificità del mercato culturale. Insomma: il profitto è la loro unica meta. E
chissà cosa ne penserebbe Giangiacomo, editore illuminato col pallino della rivoluzione, il primo a pubblicare i diari del Che e saltato in aria durante il tentativo di sabotaggio di un traliccio. Questa volta i ribelli (giustamente arrabbiati) li ha in casa…e i “padroni” sono i suoi eredi.

Mirko Altimari

 
At 5/13/2006 11:31 AM, Anonymous Anonimo said...

Giangiacomo Feltrinelli editore illuminato...bellissima...

 
At 5/13/2006 12:13 PM, Anonymous Anonimo said...

anche molti dirigenti, sentiti con le mie orecchie, ci tengono a dissociarsi dalla storia personale, culturale, e a questo punto anche imprenditoriale, di Giangiacomo Feltrinelli, qualcuno quasi se ne vergogna, altri lo prendono per il solito pazzo. io non so se lo scomparso sarebbe stato contento di questa dirigenza. chissà se Carlo sa come la pensano molti dei suoi fidi lacchè, che nei loro comportamenti e scelte sono vicini più al capitalismo di destra che non a quello umanistico vicino alle sinistre!
buona fortuna
s.

 
At 5/19/2006 6:42 PM, Anonymous Anonimo said...

cara Insoddisfazione fatta persona....cioccolata delle macchinette???Avete le macchinette?Noi no,in compenso,l'unico posto che faceva da mangiare decentemente...non accetta piu' i Ns buoni pasto...perche' pare che la ditta emettitrice non li rimborsi nei tempi stabiliti(ma guarda un po'...).....
evviva!!!Vorrei fare un sondaggio:cari colleghi di tutta italia,nella Vs citta' cosa riuscite a comprare con 5 euro e 29 centesimi(!!!???ah ah ah)

 
At 5/19/2006 6:49 PM, Anonymous Anonimo said...

e ho saputo che alcuni dipendenti neanche' quei miseri 5,29 hanno....
ma si puo'?

 
At 5/19/2006 9:45 PM, Anonymous Anonimo said...

a milano ben poco... se hai fame, veramente fame ci devi aggiungere un paio di eurini...

 
At 5/20/2006 12:59 PM, Anonymous Anonimo said...

lo stesso a roma...non bastano nemmeno per un panino e una bibita

 
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