3.05.2008

LAVORATRICI E LAVORATORI DEL COMMERCIO UNIAMOCI!!!

LAVORATRICI e LAVORATORI del COMMERCIO UNIAMOCI!

La storia successa all’esselunga di via Papiniano riporta il mondo del lavoro indietro di decenni.
Gli episodi, particolari per l’estrema gravità dei fatti, sono però generalizzabili e indice di comportamenti utilizzati dalle aziende per il governo delle lavoratrici e dei lavoratori di tutto il settore/categoria.
Sono infatti all’ordine del giorno episodi, provocati soprattutto dai capi intermedi con l’ampio potere discrezionale, che mettono sotto scacco le lavoratrici e i lavoratori: dalle penalizzazioni per l’utilizzo della malattia al consiglio di quale medicina dare al figlio per non mancare al lavoro, dalle strillate isteriche perché non si è abbastanza veloci agli straordinari forzati per smaltire i clienti, dai permessi concessi in base al libero arbitrio del capo agli orari disagiati perché ci si rende poco disponibili ecc.
Le aziende fino ad oggi hanno agito per scardinare il sistema di diritti faticosamente conquistati con le lotte, imponendo quella mentalità individualista che tende a mettere in competizione colleghi di lavoro, ora intenti a coltivare il proprio orticello.
La causa di tutto ciò è la precarietà psicologica che al giorno d’oggi spadroneggia nel mondo del lavoro, sottomettendo le scelte dei dipendenti alla paura e al ricatto, sia della riconferma sia della tranquillità lavorativa.
Comprendendo le esigenze e i bisogni individuali, è però necessario ritrattare la disponibilità concessa all’azienda in cambio degli pseudo-privilegi che fanno perdere di vista le identiche condizioni, il concetto di unione e la possibilità che in un futuro, più o meno prossimo, gli stessi abusi potranno capitare a chiunque, senza poter contare sull’aiuto dei compagni di lavoro.
  1. Adesso più che mai è il momento di riscoprire la solidarietà, uscire dalla passività e mettersi in azione. Adesso abbiamo i riflettori puntati su di noi e possiamo far sapere a tutti le porcherie che le aziende combinano!
Il silenzio non può più riempire il mondo del commercio e i suoi castelli, anche perché l’indifferenza non paga e chi tace è complice, in fondo si tratta sempre di omertà!