1.26.2007

La precarietà non esiste...figuriamoci in Feltrinelli...

ABBIAMO DECISO DI DARE SPAZIO A QUESTO MESSAGGIO LASCIATO COME COMMENTO AD UN VECCHIO POST...


ciao a tutti ragazzi,sono Ylenia di ricordi galleria milano..ma ancora per poco!Sì,perchè proprio stasera, dopo ben DUE anni e TRE rinnovi, il nostro direttore mi ha ufficialmente informato che la grande e solida azienda Feltrinelli non è in grado di offrirmi un contratto a tempo indeterminato. Non ci sono le possibilità. Non c'è il budget. e bla bla bla bla bla bla....Che vergogna. Forse c'è la possibilità che possano richiamarmi per qualche piccola sostituzione(ah ah ah! che sarcasmo!!)ma non di più. E i miei colleghi-li amo!-saranno sempre di meno. Mi dispiace, ho proprio la sensazione che vogliano lasciare il negozio al completo abbandono..Facciamo fatica, ognuno di noi deve fare il lavoro di due se non di tre persone..siamo pochissimi, e ora saranno sempre di meno. Il 19 febbraio sarà il mio ultimo giorno di lavoro...
Tristezza, delusione, rabbia.
Vorrei mandare un saluto a tutta la grande famiglia, ringraziare e abbracciare i miei colleghi, che mi hanno insegnato tantissime cose, con cui ho condiviso gioie e dolori. A tutti voi auguro(e mi auguro!!) buona fortuna.
KEEP ON ROCKIN' IN THE FREE WORLD.
Ylenia

1.23.2007

IL NOSTRO TFR FA GOLA A TROPPI...


Ancora una volta vale il vecchio adagio: "il bue dice cornuto all’asino". Quelle stesse organizzazioni sindacali che hanno "cooperato" negli ultimi 14 anni a demolire con la loro concertazione i nostri salari e le nostre pensioni, oggi si apprestano a tirarci un altro bidone. E, nel cercare di persuadere le lavoratrici ed i lavoratori a giocare il loro futuro in borsa, non si fanno scrupolo di contare vere e proprie balle.
Iniziamo allora a fare un po’ di chiarezza su:
Sono tutti i lavoratori e le lavoratrici del privato a essere coinvolti nel truffaldino meccanismo del silenzio-assenso, anche quelli di aziende sotto i 50 dipendenti. Quindi, qualsiasi sia la dimensione dell’azienda, tutti /e entro il 30 giugno prossimo devono inviare una comunicazione all’azienda in cui dichiarino di voler tenere il loro Tfr. E attenzione: questa lettera il lavoratore dovrà inviarla ogni volta che cambia lavoro.
Solo dopo questa scelta scatta l’altro meccanismo: nelle aziende sopra i 50 dipendenti il Tfr che maturerà dal 1° luglio 2007 andrà all’Inps. Nel caso vada all’Inps sarà sempre salario di proprietà del lavoratore, fa parte di quello che si chiama salario differito. E le regole della legge 297/82 che ha istituito il Tfr continueranno a valere come prima, sia per la sua valorizzazione (1,5% + lo 0,75% dell’inflazione ogni anno) sia per gli eventuali anticipi: tanto che sarà sempre all’Azienda che il lavoratore dovrà fare riferimento per richiedere eventuali anticipazioni.
L’adesione " volontaria" ai Fondi diventa un ergastolo: da quel momento per tutta la sua vita sarà costretto a versare il Tfr a un Fondo, senza possibilità di sospendere il versamento per qualsiasi motivo. Potrà sospendere solo la quota volontaria e quella "padronale", ma non potrà più bloccare il versamento del Tfr.
Gli Statuti dei Fondi cui fare riferimento non sono quelli che si trovano oggi sui siti Internet, ma quelli che obbligatoriamente verranno modificati entro il 31 marzo 2007 secondo lo schema vincolante del modello di Statuto emanato il 13 novembre dalla Covip, l’organismo di controllo dei Fondi. E lì si dice chiaramente (art. 8 comma 6) che, una volta conferito il Tfr, non si potrà più tornare indietro, così come si dice chiaramente (art.12, comma 2) che anche in caso di licenziamento si potrà al massimo riscattare il 50% dopo un anno che si è disoccupati, e il 100% solo dopo quattro anni di disoccupazione.
A parte il fatto che è proprio il sistema antisolidale dei Fondi una caratteristica delle società e delle leggi improntate al liberismo e alla solitudine sociale, è vero che sarà difficile che questi Fondi chiusi crollino o falliscano, ma per un semplice motivo: poiché non garantiscono nessun rendimento minimo, non saranno i Fondi a colare eventualmente a picco, ma solo le quote degli associati, cioè dei lavoratori. I Fondi rimarranno in piedi semplicemente adeguando il valore delle quote… ciòè saranno le rendite dei lavoratori a ridursi.
Infatti una volta versato sul Fondo, il Tfr e i versamenti volontari non vanno a incrementare un capitale, ma vengono prima detratti delle spese, e poi cessano di essere denaro e vengono trasformati in quote, a seconda del loro valore. Se uno versa 50 e la quota in quel momento vale 10 avrà 5 quote, se la quota vale 20 ne avrà 2,5, e così via, che si andranno a sommare alle precedenti. Quando poi la quota cambia valore, tutte le quote "acquistate" cambiano valore: possono salire, ma possono anche scendere, e quando scendono tutto quanto accantonato scende. Allora attenti: quando il valore scende, salire è molto più difficile. Se le quote valgono 1000 e scendono del 50% vanno a 500. Se poi risalgono sempre del 50% vanno a 750, non tornano a 1000. Vi diranno che il mercato è in pareggio, ma voi avrete perso un quarto di tutto quanto versato. E’ il gioco vecchio della speculazione finanziaria ed è anche truccato, perché se le cose vanno male non solo non potrete vendere le quote, ma dovrete anche continuare a versare il vostro TFR!
Non basta: quando poi finalmente arriverete alla fine della vita lavorativa, voi potrete chiedere subito al massimo il 50% di quanto versato, mentre il resto (o tutto) vi verrà dato con un vitalizio mensile basato sulla vostra "speranza di vita" media. Ovvero le vostre quote saranno divise per gli anni e i mesi che vi restano teoricamente da vivere (oggi fino a 76 per gli uomini, 82 per le donne) e il risultato costituirà il vostro mensile. Una miseria che sarà poi rivalutata non con il sistema di rivalutazione della pensione pubblica (la vecchia scala mobile) ma con i tassi di rivalutazione dei depositi bancari (cioè quasi niente).
Questo sistema-trappola garantisce solo le banche e le assicurazioni. Se gli permetteremo di crescere, non si aggiungerà affatto alla pensione pubblica, ma tenderà a sostituire la pensione pubblica. Una volta inghiottito il Tfr ci chiederanno di versare dentro pezzi sempre più grossi del nostro salario, mentre la parte "versata dal padrone" (quello specchietto per le allodole dell’1% o poco più) diventerà una fettina sempre più striminzita, rapidamente mangiata dal più piccolo scostamento del mercato. I prossimi sei mesi sono decisivi per il futuro delle pensioni nostre e dei nostri figli.
La difesa del Tfr serve a difendere un pezzo di nostro salario, differito ma "ricco", l’unico che ancora è automaticamente rivalutato anche più dell’inflazione.
E serve anche a difendere quel che rimane della previdenza pubblica, ed a tenere aperta la strada per riconquistarci una pensione pubblica dignitosa.
Mentre i Fondi privati, chiusi o aperti che siano, sono l’esatto contrario: non sono una pensione ma un prodotto venduto dagli speculatori finanziari, si prendono i nostri soldi oggi per ridarceli forse domani, creano disuguaglianza e ingiustizia perché lasciano il lavoratore completamente solo in balìa del mercato. (cobas)

pubblichiamo questo volantino dei cobas come primo contributo, vi invitamo a linkarci info. articoli e quant'altro...


http://www.tfr.gov.it/tfr/homeTFR.htm
http://www.controloscippodeltfr.org/
http://www.lomb.cgil.it/tfr-fondipensione/home.htm
http://www.rdbcub.it/2005_tfr.htm

1.19.2007

ognuno ha "il Domeniconi" che si merita!

Vi inoltro, come augurio di buon anno) una lettera ai dipendenti del> direttore commerciale Mondadori. Per i feltrinelliani: rivaleggia con > la classe di Domeniconi (senza tuttavia eguagliarla mai); per gli> altri: fatevi due risate.> Oh, Agorà è il forum/intranet Mondadori.> P.S. Giuro che non ho aggiunto o modificato niente!>>
Autore Titolo : ...da un Libraio Digitale...




A tutti i colleghi della RETAIL

Buon giorno a tutti, non ho mai scritto prima una "lettera privata" su Agorà non perchè non creda nel mezzo, ma solamente perché ho letto con interesse molte vostre discussioni e ho ritenuto più corretto nella mia posizione ascoltare per cercare di capire meglio piuttosto che intervenire. Oggi in un momento di grande sviluppo della nostra società ho ritenuto che fosse giunto il momento di ringraziare le persone che hanno reso possibile tutto ciò.
Mi rivolgo a tutti quelli che non guardano il dito ma gli obiettivi che indica. Mi rivolgo a tutti quelli che hanno creduto e hanno ancora voglia di crederci. Mi rivolgo a tutti quelli, che nel semplice gesto di tutti i giorni riescono a trovare il piacere della loro professione. Mi rivolgo a tutti quelli, che nei momenti difficili, hanno saputo reagire con il sorriso sulle labbra. Mi rivolgo a tutti quelli che non mollano mai, come noi. Mi rivolgo a tutti quelli che sono ancora capaci di apprezzare il rapporto umano, quello vero, fatto di scontri e incontri ma sempre, con grande onestà intellettuale. Mi rivolgo a tutti quelli che mi hanno aiutato a "crescere" e sono cresciuti con me. Mi rivolgo a tutti quelli hanno ancora voglia di sognare ed è a loro che voglio ripetere un augurio.

SPERO CHE OGNUNO DI VOI POSSA AVERE ANCORA UN SOGNO NEL CASSETTO DA REALIZZARE!

1.10.2007

da RMS verona

Cari colleghi,

ancora non ci siamo dissolti nell'ambiente.......... in questi giorni, dopo le rilevazioni inventariali, procederemo allo smantellamento del negozio. Troppa la tristezza, la malinconia, gli interrogativi.......
già perché non riusciamo ancora a capire come una grande azienda che apre punti vendita a Erbusco, Curno, Casamassima, Castenaso, Casalecchio di Reno (perchè non a Motta Baluffi?) scelga di lasciare anche se temporaneamente una piazza come quella di Verona. Vabbè, forse un giorno ci sarà dato di comprendere tutto questo.
Piuttosto cari colleghi, ancora non abbiamo sentito la vostra solidarietà, abbiamo ricevuto tanti messaggi da amici e clienti ma poco o nulla dai lavoratori Feltrinelli. Un grazie speciale a Camilla (RMS Brescia), Luciana (RMS Salerno), Maria (RMS Parma), Massimo (RMS Padova) e al grande Fortunato (RMS Via del Corso). E questa sarebbe una grande famiglia? Con tutti gli allievi che abbiamo ospitato.............. Dai ragazzi, fatevi sentire, ci rimane solo il vostro affetto!!!!!!
"Gurio" guarda che aspettiamo soprattutto il tuo.........

Antonio, Chiara, Fabio, Gian Paolo, Licinia, Lisa, Maxxi, Nadia, Sabrina

1.05.2007

il sito dei colleghi di verona:
indirizzo mail per contatti e solidarietà:
Domenica 31 dicembre 2006, ore 17. E' calato definitivamente il sipario sulla storia trentennale del negozio Ricordi di Verona che ha rappresentato per ogni generazione un punto di riferimento musicale. Io stesso durante i miei studi al Conservatorio venivo qui a cercare le pubblicazioni necessarie. Fino a quando nel 1990 fui assunto come responsabile del reparto Edizioni Musicali che rappresentava la parte più antica della G. Ricordi & C con tutto il fascino che portava l'immenso mondo dell'editoria ed il suo enorme patrimonio storico e culturale. Il trovarmi a lavorare quotidianamente con gli spartiti delle opere, le partiture d'orchestra e le riproduzioni dei bozzetti di scena del Teatro alla Scala nonché delle copie dei carteggi autografi di Verdi e Puccini con Tito e Giulio Ricordi mi ha sempre riempito di orgoglio. In tutti questi anni ho conosciuto personalità del calibro di Giuseppe Sinopoli, Nello Santi, Nunzio Todisco, Neil Shicoff, Leo Nucci, Alexander Lonquich, Vittorio Bresciani, André Previn, Neeme Jarvi ma anche Francesco Renga, Samuele Bersani, Biagio Antonacci e Renato Zero.
Poi gli avvicendamenti societari, l'incorporazione da parte della BMG, la forte preoccupazione per le sorti dell'Archivio Storico di Casa Ricordi che sembrava in procinto di lasciare l'Italia ed infine l'acquisizione della catena di negozi da parte delle Librerie Feltrinelli hanno segnato la mia attività fino alla decisione nel 2000 di lasciare per dedicarmi totalmente alla musica. Di tanto in tanto tornavo per brevi collaborazioni e sempre con immenso piacere perchè lavorare con questi colleghi era davvero bello. Un destino amaro mi ha riservato l'ingrato compito di abbassare per sempre la serranda su miliardi di note udite da queste mura in trent'anni di esercizio commerciale; un sipario che cala su una grande opera. Un'immensa perdita culturale per la città di Verona e per moltissime persone che hanno perso il loro punto di riferimento e, perché no? Di incontro per fare quattro chiacchiere sulla musica.
Gian Paolo Dal Dosso

un ex "allieva" ci scrive...

Inizio con un grazie a chi cura il blog, e a chi contribuisce con i commenti.Tornerò a lavorare il mese prossimo, dopo un anno di assenza per motivipersonali. Grazie perchè in questi mesi il blog è stato per me motivo dicontinuo aggiornamento sulla NS situazione aziendale.Sono anch'io un ex-allieva, e volevo dare a mia volta un contributo.Caro Mago Merlino, sai qual'è, uno dei grandi vantaggi del corso allievi? Potergirare, poter conoscere molti colleghi e molte realtà diverse, perchè di realtàdiverse si tratta.Vedere gli allievi come il nemico, per quanto mi riguarda, è un errore, siamotutti colleghi, ed essendo tanti, tra noi c'è chi è stronzo, chi è competentechi raccomandato, chi non ha voglia di far niente, chi ci crede davvero inquesto lavoro ed ha rinunciato ad altro, chi ha solo questo, chi è delatore echi piuttosto che fare la spia si prende un richiamo.Senz'altro quando sei allievo e giovane, sei spinto dalla voglia di fare e difare al meglio quello che ti viene chiesto, fai orari impossibili, io ho provatoad entrare alle 8 della mattina e uscire alle 22,00 per quasi due mesi di fila,(timbrando solo 8 ore) quando mi trovavo in trasferta. E lo fai perchè se seiesterno il tuo contratto scade dopo un anno, e ti preme, come a tutti di essereassunto. Non siamo tutti spasmodicamente e incontrollatamente ambiziosi, perquanto mi riguarda, la Feltrinelli, per me ha sempre rappresentato tutto ciò chemi piaceva fare, leggere, ascoltare buona musica, da un'azienda storica chevoleva essere anche sinonimo di una ben precisa scelta politica, scelta che hadettato il mio modo di vivere da sempre.Ok, ci sono allievi lecchini, ma ci sono anche molti "vecchi" assunti, che sonodi molto peggio: ruffiani, svogliati, scarica barili, incopetenti sotto sia ilprofilo umano che professionale. Poi c'è ne' sono molti altri dai quali c'è soloche da imparare con umiltà, è pieno di colleghi che hanno solo il IV livello chesono di una competenza e professionalità talmente elevata da essereimbarazzante. Colleghi ai quali puoi chiedere davvero tutta la storia editorialedi un titolo (mi vengono in mente Gavina di Milano, piuttosto che il "vecchio"zio Claudio di Roma, Anna di MI-Piemonte, Anita in giro per l'Italia, Andreadir. di Duomo, Silvia part-time di Roma, Alduccio, Corrado, Andrea semprepart-time king della musica jazz, Arrigo di Manzoni, Francesco di Napoli, Mariadi Palermo, Cristina di Duomo, Antonella, Manuela, Mauro, Jonas, Pasquale e miscuso per non aver citato tutti gli altri...ma quelli bravi siete davverotroppi) quanto ha venduto, vende e venderà, e non importa se nessuno lipremierà, la loro "bravura" non viene resa dubbia, almeno per quanto miriguarda, senz'altro dal livello. I raccomandati esistono ovunque, e in ogniambito, non solo lavorativo.Anche i direttori sono colleghi, magari gente che ha fatto per anni la gavetta,o chi ha ricevuto un bel calcio in culo che ha velocizzato il tutto. Che fareallora? Essere seri e uniti nello scioperare, ma farlo anche nel quotidianolavorativo, perchè le ceste o casse che si voglia che il collega svogliatolascia a fine turno (turno nel quale a girato per tutta la sala con quattrolibri o cd) sarà tutto lavoro in più per il collega del turno dopo, che dovràfaticare il doppio. Essere compagni vuol dire essere seri anche in questo.Sai chi mi ha trattato più male, nei miei due brevi anni, in azienda? Non uncapo, ne' un direttore, ma bensì una collega "anziana" che mi vedeva,erroneamente, di intralcio per la sua carriera; fregandosene dei problemi gravipersonali che vivevo in quel momento, dove certamente la carriera era l'ultimacosa a cui pensavo. Mi ha fatto di tutto e di più alle spalle, in un momento incui ero assolutamente vulnerabile, mettendomi in cattiva luce con più "capi"possibili, non certo con i colleghi, che vedevano quanto lavoravo e che mi sonostati tutti vicini.Con questo, non c'è l'ho con chi l'ha premiata, perchè tanto sarà il tempo adare ragione; eventualmente c'è l'ho solo con lei come persona. Non è il livelloa farti stimare o voler bene dai colleghi.Mi rincresce molto per i colleghi di Verona e spero che tutti e nove possanotrovare quanto prima una soluzione sicura.Con affetto a tutti i compagni di lavoro che ho conosciuto girando, e che portocon me nel cuore.

1.02.2007

cerchiamo info...



pubblichiamo un contributo sul "caso Verona" che è comparso nei commenti al post precedente: servono informazioni, possibilmente da chi ci lavora, perchè tutti sappiano! ...e chi vuole... faccia quel che c'è da fare! per cui attivatevi, questo è uno spazio aperto ed anonimo.

Il negozio di Verona ha chiuso per precisa scelta dell’azienda, che non raccontino balle. Hanno venduto i locali a una grossa catena di abbigliamento (credo H&M), tirando su non so quanti milioni. Negli ultimi anni hanno cambiato direttore 5 volte, con svariate allieve/allievi di competenza dubbia; hanno assortito la merce senza alcun criterio, non tenendo conto della realtà cittadina; continuano a lamentarsi della concorrenza Fnac, che ha aperto un megastore, ma dimenticano di dire che Ricordi era presente a Verona da 30 anni, in piena Via Mazzini, che è la via centrale di Verona, quella dello shopping, a 20 metri dall’Arena. E Verona è la quarta città turistica d’Italia… Bastava una piccola attenzione, ma davvero piccola, e i due negozi non si sarebbero pestati i piedi. Ma finché la merce da Ricordi costa 3-4 euro di più che da Fnac è ovvio che i veronesi andavano da un’altra parte. Bisognava inventarsi qualcosa d’altro, che programmaticamente non è stato fatto, a partire da direttori troppo giovani, inesperti e comunque tenuti lì troppo poco. E agli impiegati hanno comunicato la chiusura 10 giorni prima. Questa è una cosa immonda, accidenti, disumana e inaccettabile. State attenti, dipendenti di città piccole, perché questi sono senza scrupoli.