5.25.2006

La lotta paga!

gli scioperi costringono l’azienda a riaprire la trattativa!


La commissione trattante del coordinamento nazionale dei delegati è stata convocata a Roma lunedì 29 e martedì 30 dall’azienda.
Il muro di silenzio che la direzione aziendale si è costruita attorno comincia a cedere, vistose crepe minano la compattezza della dirigenza, la fermezza ostentata dai due presidenti vacilla.
La lotta paga. Lo stato di agitazione, le mobilitazioni, gli scioperi, hanno costretto l’azienda a tornare sui propri passi, a riaprire la trattativa sui nostri punti imprescindibili. Vedremo che propongono, ma intanto vi ricordate la lettera firmata da Carlo Feltrinelli e Dario Giambelli che introduceva la loro proposta di rinnovo del contratto integrativo? Quella in cui, fra l’altro, si affermava che “quanto contenuto nel documento allegato rappresenta le migliori condizioni che possono essere assicurate alla luce di quanto sopra esposto”.
Questo sostenevano i due presidenti, senza aver mai partecipato alla trattativa e con l’evidente obbiettivo di chiuderla d’autorità. Ma il nostro stato di agitazione ha colpito nel segno! Oggi i calcolatori hanno ricominciato ad elaborare dati e ad abbozzare ipotesi e proposte, il consulente sale e scende la torre 3…


La proposta ed i toni della lettera dei due presidenti sono stati bocciati da tutte le assemblee dei lavoratori in tutta Italia. Il 30 Marzo è iniziato lo stato di agitazione, l’11 aprile tutti i lavoratori di Milano si sono riuniti in assemblea e hanno organizzato le mobilitazioni, il 15 aprile Milano ha dato il via al primo giro nazionale di scioperi con ottima riuscita sia sul piano delle adesioni, sia su quello della visibilità. La settimana successiva hanno scioperato altri negozi in altre città, reiterando il successo. Concluso il primo giro di scioperi, l’azienda, dopo il primo iniziale imbarazzo, ancora tace… Non ci aspettavamo una simile riuscita delle agitazioni, ma soprattutto non se l’aspettavano loro… Segnali evidenti di nervosismo e sorrisi appassiti di direttori, capi-area, capi-canale e ancora più su… danno l’idea della cantonata che la direzione aziendale ha preso nel valutare lo stato dei rapporti di forza. Hanno così tentato di far rientrare il secondo giro di scioperi con una lettera recapitata direttamente ai negozi, il giorno prima dello sciopero, nella quale si parlava di tutto, senza dire niente...
Nonostante ciò il giorno dopo lo sciopero è riuscito pienamente. I colleghi da tutti i negozi si sono concentrati davanti al Megastore di Piazza Piemonte e hanno “celebrato il loro evento”… Ancora una volta abbiamo scioperato compatti ed uniti, ed ancora una volta la direzione ha dovuto incassare il colpo… inaspettato e diretto!

Oggi la fermezza cede il passo ad una ritrovata disponibilità. Vedremo cosa ci proporranno, ma con una consapevolezza inalienabile: non abbiamo fretta di chiudere la partita perchè il gioco lo stiamo conducendo noi. Se quello che uscirà dalla due giorni di trattativa non ci soddisferà, sapremo già cosa fare e come farlo! Abbiamo imparato che possiamo incidere, che le gerarchie, il potere ed il controllo dei capi nulla possono contro di noi quando siamo uniti e solidali. Tutti i dubbi che hanno preceduto gli scioperi sono scomparsi ora che siamo consapevoli della nostra forza e che l’abbiamo dimostrata. Appena sapremo quello che l’azienda è disposta a dare è urgente incontrarsi tutti, per fare il punto della situazione e decidere che fare, con la consapevolezza che qualsiasi cosa si decida la si dovrà decidere insieme e tutti perchè l’unità, la democrazia e la solidarietà sono la nostra forza e quindi la nostra pratica.

filmato arcoiris tv sciopero 11 maggio

Dal 15 aprile 2006 i lavoratori e le lavoratrici Feltrinelli e Ricordi sono in stato permanente di agitazione per il rinnovo del contratto aziendale.

L' undici maggio una sessantina di dipendenti delle varie sedi si sono raggruppati, con megafoni e volantini, davanti al Megastore di piazza Piemonte a Milano per chiedere, oltre che il rinnovo del contratto, migliori condizioni di lavoro, diritto alla formazione e per dire no alla mercificazione della cultura

5.13.2006

il loro "evento" o il nostro?!!





davanti al Megastore di piazza Piemonte. una cinquantina di colleghi volantinano, parlano con i clienti e gridano... CONTRATTO! il Megafono rimbomba nel negozio dove si sta svolgendo l'"evento" Feltrinelli. Il loro "evento" è diventato il nostro! ogni volta che il megafono attacca a spiegare le motivazioni dello sciopero Aldo Nove si ferma, il suo silenzio per la nostra voce... poi ricominciava a raccontare le storie del suo libro. un duetto complice per dire alla Feltrinelli che se vuole parlare di lavoro lo faccia con i propri dipendenti in attesa del contratto!!

18.30: entrano in sciopero i colleghi del megastore raggiungendo quelli degl'altri negozi che sono già davanti al megastore...

foto marcos y marcos

5.11.2006

una news al volo...


Ottima riuscita degli scioperi, alte adesioni e 60 colleghe e colleghi davanti al Megastore di piazza Piemonte; c'è stato persino una sorta di complice duetto tra Aldo Nove ("l'evento" di oggi) e noi in sciopero davanti al negozio. Volantinaggio e speakeraggio. Affisione di locandine e manifesti che hanno potuto vedere forse per la prima volta il sole (e che sole oggi!), sfuggendo all'attenzione che generalmente tutti i"prodi dirigenti" (salve qualche piacevole eccezione!) danno al perimetro aziendale ed alla sua pulizia.


ALTRO GIRO, ALTRO REGALO:
a breve foto, notizie e si spera...costruttivi commenti dallo sciopero.
MILANO CHIAMA: CHI RISPONDE?

GIOVEDI’ 11 MAGGIO: SCIOPERO!!


Tra il 15 ed il 22 aprile si è articolato il primo giro di scioperi in moltissime città italiane, a scacchiera, per un paio d’ore o per tutta la giornata e spesso a sorpresa:
Milano,Roma, Napoli, Bari, Torino, Firenze, Bologna, Modena, Cremona, Padova, Piacenza, Parma, Ravenna, Pescara, Brescia, Ancona, Genova ecc…
In molte città i negozi hanno dovuto chiudere, a cavallo delle pause pranzo e/o in chiusura, in altre città sono rimasti aperti perché i lavoratori in sciopero sono stati rimpiazzati con altro personale e qualche dirigente. Al di là di alcune strumentalizzazioni i mezzi d’informazione hanno dato molto spazio alla nostra lotta, non sempre gli articoli ci sono piaciuti, non sempre sono stati centrati sulla realtà della nostra situazione ma del resto è inevitabile quando a raccontare le notizie non sono i protagonisti a farlo.
Nel complesso gli scioperi sono stati un grandissimo successo sia sul piano delle adesioni che su quello della visibilità. Un successo che nessuno di noi si aspettava e che soprattutto non si aspettavano i dirigenti ad ogni gradino della scala gerarchica aziendale. abbiamo dimostrato che se siamo uniti, decisi e responsabili abbiamo la forza di incidere. È stato il nostro primo sciopero e siamo stati bravi!
L’azienda ha incassato il colpo e si è trincerata nel silenzio. Sono passate 2 settimane ed ancora nessuna notizia, qualche commento che tradisce nervosismo e, ci dicono, una frenetica attività di revisione della proposta di contratto in sede… speriamo in bene anche se questo temporeggiare non promette nulla di buono.
Ora tocca riprendere il giro, per sottolineare l’urgenza che abbiamo di rinnovare questo contratto (scaduto da più di un anno!). Urgenza che sia chiaro a tutti non si deve tradurre in fretta. Non ci prenderanno per stanchezza, abbiamo scelto scioperi a scacchiera di 2/4 ore apposta per poter durare, e… dureremo. Ma sia anche chiaro che il silenzio aziendale innervosisce e l’intensificazione della lotta è inevitabile prima ancora che necessaria.
A Milano il grandissimo successo degli scioperi ha avuto una sola ombra: i negozi sono rimasti aperti… nonostante tutto. Venerdì 5 Aprile si pensava di levarci anche questo sfizio, la segretezza quindi era la chiave del successo per il tentativo di chiudere i negozi. Sono stati organizzati e coordinati degli scioperi in piazza Piemonte, Duomo e Galleria. La segretezza non ha retto e sono arrivati i rimpiazzi. Nulla di grave: l’obbiettivo era far chiudere i negozi per mandare un segnale diretto e chiaro all’azienda. Per via dei rimpiazzi accorsi a coprire gli scioperanti i negozi però non avrebbero chiuso e allora tanto valeva non scioperare. Le ore di sciopero ce le teniamo per quando possono pesare. Ci dispiace per i solerti dirigenti antisciopero, per i direttori che non hanno voluto accogliere l’appello di “non belligeranza” e per quei colleghi/responsabili che a tutti gli effetti si comportano da crumiri. Ci dispiace per il nervosismo che gli abbiamo procurato e perché sono dovuti restare a lavorare fino alle 23 in attesa di uno sciopero che non c’è stato.
Ci dispiace per i colleghi degli altri negozi se non abbiamo voluto comunicargli l’intenzione dello sciopero ma siccome fin dalle premesse non era sicuro che l’avremmo fatto e siccome la segretezza era fondamentale abbiamo pensato che il loro contributo poteva attendere.

GIOVEDì 11 MAGGIO: FACCIAMO RIPARTIRE IL GIRO!
In occasione della presentazione dell’ultimo libro di Aldo Nove e del ciclo di presentazioni: L’Italia affondata sul lavoro” presidio con volantinaggio davanti a MS Piemonte.

- LF DUOMO, RMS GALLERIA, MS BAIRES:
sciopero dalle 17.30 alle 20.00 con concentramento davanti a MS Piemonte
- MS PIEMONTE: sciopero dalle 18.30 ALLE 21.00
- LF MANZONI, FI CAVOUR dalle 17.15 alle 20.00 con preconcentramento davanti a LF DUOMO


Coordinamento RSU Milano

UNA STRAORDINARIA AVVENTURA di Carlo Effe

In pochi lo sanno, ma da diversi anni Carlo Effe si aggira nelle librerieFeltrinelli e nei negozi di dischi Ricordi camuffato nei modi più inverosimili.Quando vi capita di vederlo nelle sue normali sembianze, allora è lui,nell’esercizio delle sue funzioni. Chissà quante volte però, Carlo Effe vi èstato a pochi metri senza che voi nemmeno ve ne accorgeste. A volte da guardiagiurata, altre volte da impiegato di banca, in alcune occasioni addirittura daPulcinella, mentre c’è chi sostiene di aver scorto i suoi lineamenti nei negozidi Torino sotto la maschera del Gianduia. Perché lo fa?Non è pazzo, vuole solamente scoprire per davvero cos’è successo in questiultimi anni all’interno dei suoi punti vendita. Nessuno glielo dice, perché chidovrebbe farlo è ormai incasellato nel cervellotico meccanismo del “va tuttobene sempre e comunque” che il Dottor Sardina ha concimato tra tutti i suoifidati capi di zona e direttori di negozio, consapevoli del fatto che, sevogliono fare carriera (o non essere trasferiti a 500 Km di distanza), nondevono dire la verità, non devono mai dissentire, ma far finta che le cosevadano bene anche quando non è così, non pensando che un confronto costruttivosia invece l’unica soluzione per migliorare il funzionamento di Effelunga intutte le sue componenti, a tutti i suoi livelli, al fine di farla tornareFeltrinelli.E’ accaduto la scorsa settimana. Mentre era travestito da Quasimodo in un grandeMegastore, Carlo Effe ha avuto una visione: è il Dottor Sardina il primoresponsabile, certo non l’unico, del degrado culturale e della cattivaeducazione di alcuni dirigenti, che trattano i sottoposti senza un briciolo dibuone maniere, non salutandoli nemmeno quando li incrociano nei corridoi dellaSede, o nelle corsie dei negozi.“Basta!” ha tuonato Carlo Effe.“Io ti punirò Dottor Sardina! Hai rovinato il lavoro ai miei ragazzi! Io ticolpirò con il volume delle traduzioni dei testi di Bob Dylan fino a quando nondiventerai intelligente e bene educato! Ne sentirai lo spessore! Blowind in thewind! Idiot Wind! Prendi questa Sardina! E anche questa!”(dal nostro inviato sul luogo della colluttazione, Bernardo Soares)

5.07.2006

5.05.2006

LIBRAIA O COMMESSA?
SUCCEDE ANCHE ALL'EFFELUNGA...

5.04.2006

lettera di una stagista licenziata in Sede

sono B. B., una ragazza di 26 anni laureata in economia presso l’università Bocconi di Milano. Di origini toscane, della provincia di Siena per l’esattezza, mi sono trasferita a Milano nel 1998, e laureata nel 2003.
vi scrivo perchè desidero raccontare quella che è stata la mia esperienza lavorativa in Feltrinelli, cogliendo spunto dalle manifestazioni di protesta di questi giorni guidate dai dipendenti dell'azienda in questione.

Maggio 2005: termino di mia volontà lo stage in IBM Spa, società in cui mi ero trovata particolarmente bene per il clima di tranquillità, complicità e fiducia in cui ero immersa. Avevo iniziato lo stage in IBM da circa un anno (Maggio 2004), ma purtroppo non vi era alcuna possibilità che si trasformasse in un contratto di lavoro più stabile per motivi di politica e strategie interne (mancanza di budget da destinare a nuove assunzioni sostanzialmente). L’assenza di prospettive future mi era stata esplicitamente dichiarata dai miei capi sin da subito, in occasione del colloquio conoscitivo. La scelta di accettare il lavoro in IBM si appoggiava sulla totale consapevolezza che prima o poi mi sarei dovuta rimettere in marcia alla ricerca di un alloggio con maggiori garanzie per il lungo termine. Era proprio questa consapevolezza che, a distanza di quasi un anno, mi spinse ad aprire gli occhi verso l’esterno per cercare un nuovo impiego. Rispondo ad un annuncio di Feltrinelli, attratta dalla eventuale possibilità di lavorare in ambito culturale e, per di più, in una società dall’orientamento politico che sposava pienamente le mie posizioni in materia. Sostengo due colloqui in via Tucidide 56, a Milano, sede in cui sono localizzati gli uffici delle Librerie Feltrinelli. Il posto per cui stavano cercando era nell’area marketing, partendo con uno stage di inserimento. Il primo colloquio che ho sostenuto aveva come interlocutore un responsabile di recruitement. Data la valutazione positiva che è stata espressa nei miei riguardi, a distanza di qualche giorno ricevo una telefonata per invitarmi a sostenere un secondo colloquio, questa volta con quello che sarebbe stato il mio futuro capo (responsabile dell’ufficio marketing) in coppia con un altro responsabile.
Come avevo domandato già in sede del primo colloquio, anche durante il secondo colloquio la mia premura è stata quella di dire con estrema chiarezza che avrei lasciato lo stage in IBM ed accettato lo stage in Feltrinelli (questa la forma contrattuale offerta) solo ed esclusivamente a fronte di garanzie per il futuro, ossia se e solo se lo stage sarebbe stato funzionale ad un inserimento più stabile nell’azienda. “Certo, il nostro intento è questo, adesso non possiamo ovviamente garantirti al 100% un contratto allo scadere dei 6 mesi di stage, nel senso che dobbiamo conoscerci e verificare la tua propensione al posto di lavoro offerto” , questa la risposta che mi è stata data durante il primo colloquio dalla persona dell’ufficio del personale e ribadita dalle due persone con cui ho sostenuto il secondo colloquio. Dopo circa una settimana ricevo una telefonata in cui mi veniva ufficializzato che il posto in Feltrinelli era mio! Grande felicità e ammirazione di tutti coloro che hanno potuto condividere con me il lieto annuncio, convinti che stessi per entrare in una realtà dai sani principi. “La Feltrinelli, ti rendi conto B.? Sarà un’isola felice, complimenti…” questa la formula con cui si sono congratulati amici e parenti. La verità è che durante i miei 5 mesi di stage tutto mi è sembrato tranne che vivere in un’isola felice; l’aria di insoddisfazione che si respirava tra i corridoi veniva marcatamente avvalorata dai continui licenziamenti che i colleghi inoltravano all’ufficio del personale snervati ormai dall’ambiente; orari di lavoro rigidissimi; avanzare una lecita richiesta di permesso ti faceva sentire colpevole di chissà quale reato; una struttura gerarchica con pochi gradini, ma il capo al vertice doveva essere chiamato “Dottor X”, tu eri l’ultimo arrivato e non avevi alcun ruolo decisionale, nessun coinvolgimento ma dovevi esclusivamente rispettare quello che il capo ti diceva di fare. Mi sentivo annullata, inerme, senza motivazione in quello che facevo. C’era un’atmosfera di sofferenza e pesantezza, oserei dire di paura; porto come esempio il fatto che l’ufficio del personale, in maniera molto viscida, ci aveva fatto arrivare comunicazione che chi usasse il telefono cellulare durante il lavoro veniva segnalato in quanto stava utilizzando l’orario di ufficio per questioni private; ma se uno ha un’esigenza di tipo personale, come prendere un appuntamento col dottore, cosa deve fare, considerando che 5 giorni su 7 siamo a lavoro, per un minimo di 8 ore giornaliere? Mi sembra di tornare al periodo di “Tempi Moderni”… poteva verificarsi che una persona usasse il cellulare massimo un paio di volte al giorno, per chiamate brevissime, comunque di routine, quelle telefonate che uno fa per accertarsi che anche quel giorno tutto rientrasse nella normalità delle cose. Davvero dobbiamo affidarci a bagni e nascondigli vari per sentire se la mamma che vive a 500 chilometri di distanza sta bene? Lo trovo agghiacciante, anche perché la qualità del lavoro non deriva dal tempo effettivo in cui una persona sta inchiodata sulla sedia della propria scrivania, ma dipende innanzitutto dalla motivazione che ha nell’ancorarsi alla propria postazione. Almeno all’università durante il corso di Organizzazione del Lavoro mi hanno insegnato questa di teoria piuttosto che la dottrina del terrore. Ma arrivo al vero motivo per cui scrivo, volendo appositamente tralasciare tutta una serie di considerazioni aggiuntive, quali una pausa pranzo di 45 min in cui, data la location degli uffici, diventava una prova di abilità vinta da chi riusciva a non sforare neanche di 1 minuto i tempi, quando un quarto d’ora in più avrebbe fatto sicuramente la differenza..; oppure la mancanza assoluta di educazione per cui il mio capo spesso e volentieri neanche mi salutava la mattina quando mi vedeva entrare, tanto meno lo faceva se la sera uscivo nel rispetto delle 8 ore lavorative perché secondo lui fare gli straordinari non era l’eccezione ma una regola implicitamente accettata da tutti i membri del suo team…;e se tu, dipendente Feltrinelli, hai problemi di salute che ti fanno allontanare momentaneamente dal lavoro, stai sicuro che quando rientri al tuo capo non passerà neanche nell’anticamera del cervello di chiederti cosa è successo e come stai…l’unica cosa che conta è che visite e accertamenti medici sottraggono del tempo al lavoro; per non approfondire la questione che il 2 Giugno, festa nazionale, mi fu chiesto di andare ugualmente in ufficio per “garantire una certa copertura all’azienda”…ma stiamo scherzando??? Inizialmente credevo che fosse uno scherzo, giuro, il 2 Giugno a lavoro… non l’avevo mai sentito!!!

Comunque, mi sto alterando quindi voglio andare al nocciolo del discorso, che è questo:
in Feltrinelli il mio “stage propedeutico all’assunzione”, voglio definirlo con questa espressione perché questo mi fu detto, è iniziato il 18 Maggio 2005; la durata di 6 mesi mi vedeva impegnata con tale forma contrattuale fino a Novembre 2005. Nonostante l’ambiente ostile, la mancanza di rapporti umani e di rispetto verso gli altri, la presenza di baronati all’interno, la routine delle attività svolte, la tristezza anche estetica della sede (alla fine anche questo aspetto incide nel giudizio complessivo vista la frequenza con cui uno si reca al lavoro…), il mio traguardo era ottenere un contratto di lavoro, convinta che le cose si potevano cambiare, e che con un badge in mano avrei avuto anche maggiore possibilità di esprimere le mie idee, di crearmi un microambiente felice all’interno di questa dimora così soffocante, nonché una tranquillità interiore che avrebbe potuto portarmi saggi consigli su come procedere.

Ottobre 2005: ad un mese dallo scadere dello stage il mio capo mi chiama e mi dice “A me l’arduo compito di dirti che non possiamo tenerti!”. Fu una doccia ghiaccia, nessuna espressione poteva esprimere la reazione di corpo e mente provocata da quel verdetto, tanto che per due giorni ebbi come conseguenza un atteggiamento di totale estraneità alla faccenda, tanto mi sembrava assurda e irreale. Al terzo giorno dalla sentenza prendo le mie cose e decido di abbandonare la mia postazione senza attendere lo scadere dei 6 mesi, perché la correttezza che ho sempre avuto e dimostrato con tutte le persone con cui finora ho avuto relazioni di vario genere non aveva di che alimentarsi in tale circostanza. Me ne vado, facendo leva sulla confessione del mio capo che colui che sta in alto, il “Dottor X”, e voglio anche dare un nome a questo Dottor X, sulla confessione del mio capo che il Dottor Stefano Sardo (per il quale nutro un sentimento di vero disprezzo) avrebbe voluto tenermi all’oscuro della negata assunzione per evitare l’inevitabile, ossia l’abbandono del mio lavoro prima dello scadere dei 6 mesi. La considero una cosa meschina, viscida come viscido è Sardo e tutti coloro che stanno al suo gioco, responsabili dell’ufficio del personale in prima linea. Ho impiegato un bel po’ di tempo per archiviare emotivamente la questione, ma non riesco ancora a capacitarmene, visto che i miei diretti collaboratori avevano avanzato la richiesta di tenermi in azienda già a partire da Agosto, soddisfatti pienamente del lavoro che avevo svolto con impegno e responsabilità durante quei 5 mesi di prova.
Ogni volta ce camminando per strada a Milano incontro persone con in mano un sacchetto de La Feltrinelli, testimonianza di un loro recente acquisto in uno dei vari negozi dislocati per la città, avrei una voglia pazzesca di gridare a quelle persone, una per una, che La Feltrinelli non è quel mondo fantastico che tutti credono, come io per prima credevo…


Dipendenti de La Feltrinelli, non mollate e fate valere i vostri sacrosanti diritti!!! Mettete a nudo una società che vive facendo forza su una reputazione non più valida, su una gloria ormai distrutta, e su una stima che gli Italiani non dovrebbero più riconoscerle…
… lo dice una che ha visto come funzionano le cose da molto molto vicino…

Ringrazio vivamente per l’attenzione prestata e se vorrete divulgare il mio messaggio per rendere tutti quanti più consapevoli e smaliziati di fronte a quella che è la vera pasta di cui è fatta la dirigenza Feltrinelli.


Cordialmente
B. B.

5.02.2006

CONFERENZA STAMPA di Carlo Effe sul 5 per mille

EFFELUNGA NEWS del 2-5-06

Nella mattinata di oggi si è tenuta, presso l’albergo Mira Mare, un’improvvisa
quanto affollata conferenza stampa del presidente di EFFELUNGA, Carlo Effe.
Dopo aver chiesto con sincera tenerezza ai giornalisti presenti come avevano
passato la festa del Primo maggio, il Presidente ha immediatamente confessato la
sua voglia irrefrenabile di informare l’opinione pubblica in merito ad una sua
importante decisione. Come molti già sapranno, la Finanziaria del 2006 prevedeva
la possibilità di destinare il 5 per mille alla Fondazione Effelunga. Bene, con
un vero e proprio colpo di teatro, alle 11:07 il presidente di EFFELUNGA Carlo
Effe ha dichiarato la sua ferma intenzione di mettere a disposizione parte del
ricavato di questo 5 per mille per risolvere finalmente in qualche modo l’annosa
questione del contratto integrativo dell’azienda che dirige, scaduto da più di
un anno. Motivando il perché di questa sua coraggiosa scelta, Carlo Effe ha
sussurrato, con gli occhi quasi lucidi, che lo fa perché lui ama i suoi ragazzi,
e non capisce perché ci sia così tanto malessere tra i suoi dipendenti. Per un
attimo, dentro la mente di Carlo Effe, è trascorsa l’idea di essersi circondato
senza farlo apposta di dirigenti poco competenti e appassionati, che lavorano da
Effelunga solo per il vil denaro e la sete di potere. Dei mercenari insomma. Poi
l’ombra nera è passata, ma il dubbio no. Il Presidente ha salutato tutti i
presenti, non accorgendosi che in fondo alla sala c’era un certo trambusto.
Molti dirigenti, che speravano di entrare in qualche modo in possesso di quel
cinque per mille, hanno cominciato a disperarsi. Uno più disperato degli altri,
il Dottor Sardina, non ha retto, e dopo una rincorsa di qualche metro si è
gettato da una finestra, urlando inspiegabilmente: “Dio è morto!”
Per fortuna è rimasto illeso, nonostante un volo di ben 7 piani, ed ai primi
soccorritori sembra che abbia detto che il suo pazzo gesto aveva in realtà una
nobile giustificazione: “...Con quei soldi del 5 per mille io volevo dotare i
nostri poveri cavernicoli delle librerie e dei negozi di dischi di un programma
informatico che avrebbe fatto girare i computer molto più velocemente: Windows
95...”


(Dal nostro inviato all’albergo Mira Mare, Bernardo Soares)

5.01.2006

1° Maggio: MAY DAY